C'è Omeopatia tra di noi - parte terza
di Nepomuceno Sadda
Per quale astruso motivo un fiore a mollo dovrebbe trasformare l’acqua in farmaco? Perché, secondo Bach, grazie all’irraggiamento solare il fiore rilascerebbe la sua energia e l’acqua – essendo provvista di memoria- la immagazzinerebbe.
Memoria dell’acqua?
Chissà quante cose avrà da raccontarci, quante belle storie, lei che è stata sotto i ponti, tra le foreste equatoriali e nelle docce delle soubrette.
“Ehi, acqua delle fogne di Calcutta, che mi dici di bello?”
“Ma guarda….la solita merda.”
Vi racconto una storia. Nel 1988 la prestigiosa rivista Nature pubblicò uno studio del medico ed immunologo francese Jacques Benveniste il quale dichiarava di avere dimostrato sperimentalmente che l’acqua possedeva una memoria delle sostanze con le quali aveva reagito. Il giornale inviò degli osservatori e dopo un’analisi dei dati di laboratorio tutti i risultati pubblicati furono smentiti. Si scoprì anche che alcuni dei firmatari dello studio di Benveniste lavoravano nelle aziende produttrici di rimedi omeopatici.
Strano, no?
Attualmente non esiste nessuno studio riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale capace di dimostrare che l'omeopatia presenti una seppur minima efficacia curativa per una qualsiasi malattia.
Scusate se sbotto ma dico…non viviamo l’età della scienza? Non sono forse la fisica e la chimica ad avere rivoluzionato le nostre esistenze?
Togliete Dio dal medioevo. Capireste qualcosa di arte, storia, politica? Non credo. Togliete Dio da Novecento. Funziona tutto, allo stesso modo. Togliete invece la tecnologia, il pensiero scientifico. Non si comprenderebbe nulla. E dunque mi domando: perché nell’era in cui la scienza è forse l’unica dispensatrice di certezze ci affidiamo a metodi di cura dal sapore tanto medievale? (Dio centra poco col discorso ma noi atei non facciamo altro che parlare di lui).
Eppure l’omeopatia funziona. Spilla soldi alla gente, molti soldi. Quella dell’omeopata è, in definitiva, una professione consigliabile: remunerativa e poco rischiosa. Non fai altro che vendere acqua ai tuoi pazienti, ed è poco probabile che assumendone quattro gocce al giorno possa provocare effetti deleteri. Inoltre sono escluse dalla tua giurisdizione taumaturgica le malattie più gravi. Ti si presenta un appestato? Non farai altro che indirizzarlo verso i canali della medicina canonica, quella che si fregia del blasone di scienza e che discende da Ippocrate fino al Doctor House.
Per quale astruso motivo un fiore a mollo dovrebbe trasformare l’acqua in farmaco? Perché, secondo Bach, grazie all’irraggiamento solare il fiore rilascerebbe la sua energia e l’acqua – essendo provvista di memoria- la immagazzinerebbe.
Memoria dell’acqua?
Chissà quante cose avrà da raccontarci, quante belle storie, lei che è stata sotto i ponti, tra le foreste equatoriali e nelle docce delle soubrette.
“Ehi, acqua delle fogne di Calcutta, che mi dici di bello?”
“Ma guarda….la solita merda.”
Vi racconto una storia. Nel 1988 la prestigiosa rivista Nature pubblicò uno studio del medico ed immunologo francese Jacques Benveniste il quale dichiarava di avere dimostrato sperimentalmente che l’acqua possedeva una memoria delle sostanze con le quali aveva reagito. Il giornale inviò degli osservatori e dopo un’analisi dei dati di laboratorio tutti i risultati pubblicati furono smentiti. Si scoprì anche che alcuni dei firmatari dello studio di Benveniste lavoravano nelle aziende produttrici di rimedi omeopatici.
Strano, no?
Attualmente non esiste nessuno studio riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale capace di dimostrare che l'omeopatia presenti una seppur minima efficacia curativa per una qualsiasi malattia.
Scusate se sbotto ma dico…non viviamo l’età della scienza? Non sono forse la fisica e la chimica ad avere rivoluzionato le nostre esistenze?
Togliete Dio dal medioevo. Capireste qualcosa di arte, storia, politica? Non credo. Togliete Dio da Novecento. Funziona tutto, allo stesso modo. Togliete invece la tecnologia, il pensiero scientifico. Non si comprenderebbe nulla. E dunque mi domando: perché nell’era in cui la scienza è forse l’unica dispensatrice di certezze ci affidiamo a metodi di cura dal sapore tanto medievale? (Dio centra poco col discorso ma noi atei non facciamo altro che parlare di lui).
Eppure l’omeopatia funziona. Spilla soldi alla gente, molti soldi. Quella dell’omeopata è, in definitiva, una professione consigliabile: remunerativa e poco rischiosa. Non fai altro che vendere acqua ai tuoi pazienti, ed è poco probabile che assumendone quattro gocce al giorno possa provocare effetti deleteri. Inoltre sono escluse dalla tua giurisdizione taumaturgica le malattie più gravi. Ti si presenta un appestato? Non farai altro che indirizzarlo verso i canali della medicina canonica, quella che si fregia del blasone di scienza e che discende da Ippocrate fino al Doctor House.
(continua)
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