Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

sabato 4 luglio 2009

Dal monolocale

di Norberto Giffuri

Anche oggi fino a tardi al lavoro

Il ritorno a casa
Un piatto di pasta
Ma solo dopo il jogging
Scrivere due righe
Addormentarsi
Dormire.

Ignoro il nome
Di questo torpore
Che muto m'assale
Mentre la città si squadra
Sulla linea del tramonto
Dal monolocale al sesto piano
Ai graffi di luce fioca
Di una tangenziale.

Suonano gli spruzzi d'acqua soavi
Di una piscina, superattico
Lo schiamazzo e lo squittio
Elevati al cielo,
Lontanissimi, verticali,
Teofori forse, ebbri di una ricchezza
Anelata dalla moltitudine, da me pure...
Io che sempre mi sono eletto tra i consapevoli pochi
In caduta da una superiore educazione
Mi trovo a spartire il desiderio comune ai molti
E vorrei vivere come chi procede spedito
Che per me ogni realtà serba attrito
Sarei pronto ad affrontare la piscina
Infradito e autostima.
Alla riottosità pervicace del tutto
Alle irrisolte pretese
Risponde un terrazzo milanese.

Invece dormo
Celebrando la mia vittoria muta
La mia indipendenza secca
La mia inquietudine amena
Convinto, a torto?
Che una vita dignitosa
Non possa viversi serena.