Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

martedì 31 marzo 2009

Sdraiato da una parte di un cazzo di letto

di Ezechiele Lupo

Si muore soprattutto stando fermi
Senza accorgersene disimpari
Tutto diviene dispari ed impari.

Difficile non torcersi i tendini.
Ultimo viene il corvo dai denti
Bucati. Livello tale d’eccellenza.

Una bella soddisfazione investire.
Chissà dove sei, e perché non torni.
Difficile pensare ad paese sincero.

Dovrei disimparare dentro di me,

Passare una mano e chi s’è visto s’è visto.

Imporre un diamante bello duro
Sulla bocca del mio bambino
Che finalmente ne muoia di fatica.

sabato 28 marzo 2009

Religio Instrumentum Regni

di Dylan Iato

Dio che sei nelle cose,
ti prego ora con l’incoscienza d’un acrobata ubriaco,
con la pavidità d’un cerbiatto senza più madre.

Dio che sei venerato lontano,
laggiù dove sono leoni e il sole tuo cuoce ogni uno,
o ancora là dove ti invocano assieme al vento e all’acqua.

Dio che non esisti,
tu che distratto abiti l’ingegno umano,
tu che mi induci a coglier li frutti della mia logica.

Dio scolpito nel marmo,
che stai sui frontoni delle chiese, nelle case dei nobili,
che sei buono e onnipotente per dogma.

Dio che non può essere rappresentato,
ma solo magnificato col potere ancestrale
della parola e del pensiero.

Dio, che sei solo pensiero,
non esisti, se non nelle bestemmie e nella fatica,
non fermi le mani, non fermi il male.

Dio dell’estrema unzione,
della conversione last minute,
della spada, del libro, del pane e del vino.

Dio pagano, irrazionale, sensuale,
caprone indifferente, ribollente di semi,
forte ed evanescente come un sogno.

Dio che mi hai dato le orecchie,
dopo aver dato ad altri mani,
per costruir musica e strumenti.

Dio che hai sì graziosamente creato
il seno e il sesso femminili,
sì da incastrarci i nostri.

Dio che hai creato la bruttezza,
che hai deliberato il deforme,
che ci hai fatto immaginare un canone per poi distruggerlo.

Dio che sei in tutto,
che ci osservi senza giudicare,
come una malattia che cova, o un angelo alle spalle.

Dio dei sapori,
del nettare d’uva, del miele, del latte,
del veleno, della nausea, del rigetto.

Dio che richiedi privazioni,
che fai indossare cilici e imponi astinenze,
che riempi le chiese nei giorni di festa.

Dio del sonno,
Upnos che mi chiudi gli occhi,
che guidi il mio respiro, me inconscio.

Dio della fame,
che rendi l’omo abietto e simile alla bestia,
ci hai fatto coi denti aguzzi e le carni tenere.

Dio degli incubi,
che ci fai imbarcare e scappare e forse,
non ritornare, forse mai più realizzare.

Dio che mi fai vergognare,
che mi fai tremare, che mi fai domandare,
che mi fai litigare con le onde del mare.

Dio dei libri vecchi,
dei saggi, dell’epiche, delle cronache,
che ti sei dettato, poi scritto, poi letto.

Dio delle fate, dei folletti,
delle storie inventate, delle vite sciupate,
che pensi che i bimbi smettan di crederti quando crescono.

Dio delle carceri,
degli sputi, degli stupri, dei briganti,
dei bei gesti dimenticati né mai tentati.

martedì 17 marzo 2009

Tu sei romantico

di Norberto Giffuri

“Ti è poi arrivata quella chitarrina che hai comprato su ebay?”
“...ascolta...devi sapere che esiste un insieme di termini specifici per ogni disciplina e questo insieme prende il nome di linguaggio tecnico...ti avviso perciò che non esiste la parola chitarrina bensì, e sottolineo -PAUSA- bensì -PAUSA- il termine che dovresti usare è Ukulele. ”
“Insomma, ti è arrivato l'u-ku-le-le?” (SCANDITO, SILLABATO)
“Naturalmente no. L'ho ordinato solo due giorni fa.”
“...ah, sai bene che diffido dell'ecommerce, considerata la mia esperienza professionale sul campo...”
“Sì ok, ma la tua è stata una esperienza disgraziata e mi auguro unica....”
“Vabbeh, te ne racconto un'altra...”
“Sono tutto orecchi. Anzi, sono tutto padiglioni auricolari.”
“Ventidue dicembre, mattina: io e la segretaria stiamo aspettando il corriere per spedire quattro computer portatili. Il corriere arriva, un tipo mai visto prima, dall'accento slavo. Uno tranquillo, cosa strana per quel lavoro...”
“C'era una punta di razzismo nella tua pronuncia di slavo.”
“Tu dici?”
“Io dico.”
“Lungi da me.”
“Prosegui, dunque.”
“Dicevo, c'è questo slavo di merda che arriva e fa firmare la bolla...”
(INTERROTTO)
“Vedi che sei un fottuto nazista?”
“Dai che sto scherzando...”
“Sei uno di quelli che dorme con il Mein Kampf sotto il cuscino.”
“Sarebbe scomodo.”
“Cosa?”
“Il Mein Kampf sotto il cuscino...mi verrebbe la cervicale..”
“E allora Il Capitale?”
“Farebbe ancor più male. Abbiamo fatto la rima.”
“Perché?”
“Beh, è un bel tomo...sarebbe peggio dormici sopra...”
“Dici che ciò ha contribuito alla caduta del muro? Il fatto di non riposare come si deve?”
“Decisamente.”
“Ci buttiamo nella riscrittura della Storia?”
“No no, lo fanno già in troppi.”
“Già!”
“Già.”

(PAUSA)

“Ti stavo raccontando del fattorino slavo... firmate le bolle prende i portatili e se ne va. Poi arriva il Natale, mangio il pandoro, arriva Santo Stefano, mangio il panettone e poi il 28 torno al lavoro. Non faccio in tempo a sedermi alla scrivania che mi arrivano in rapida successione quatto telefonate da parte dei quattro clienti dei portatili... mi rinfacciano che ho rovinato loro il
Natale, che aspettavano il notebook per il 23 sera, che la consegna era garantita in 2 giorni dalla clausole del contratto e via di questo passo... liquido la cosa con mille scuse e chiamo il corriere... e sai cosa mi dicono?”
“Ovviamente no.”
“Scusa, ma perché devi rispondere sempre? Hai mai sentito parlare di domanda retorica?”
(SILENZIO)

“È una domanda retorica anche quest'ultima?”
“Sì, in parte.”
“Ecco perché non rispondevo.”
“Arguto. Comunque, chiamo il corriere e mi dicono che il fattorino slavo è sparito con il furgone e tutte le consegne, volatilizzato.”
“Beh, si sarà vendicato perché li pagano alla fame.”
“Sì, ma a parte questo, sai come mi piace pensare che sia andata a finire?”
“Come?”
“Io immagino questo tizio che col furgone carico punta dritto ad est, passa una, due frontiere, tutto liscio... me lo vedo dopo tre giorni di viaggio il 25 mattina che attraversa la steppa russa. Arriva in un piccolo villaggio con le case dai tetti a punta... accosta, scende dal furgone, entra in una casa, avanza nel corridoio e arriva in cucina dove sua moglie lo sta aspettando... si abbracciano, si baciano... poi lui si siede accanto al caminetto, la moglie gli poggia la bambina sulle ginocchia..e lui dice: sono tornato.”
(PAUSA)
“Tu sei un romantico, lo sai?”
“È una domanda retorica?”
“Forse...”
“Allora non occorre che risponda.”

domenica 8 marzo 2009

1992, Estate

di Norberto Giffuri

Il sole era enfio
L'Estate straripante
Battevano le campane Mezzogiorno.

C'era un silenzio teso intorno,
Dio e la dalia sotto il tiglio
Discutevano di brezza
Lei annuiva,
La testa coronata china.

L'intimo segreto di quel parlare
M'era celato.
Pavido, inane
Mi sciupavo nell'indolenza.

Di quell'Estate
Questo frammento solo ho conservato,
Della dalia
Il profumo,
Di Dio, l'assenza.