Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

lunedì 28 aprile 2008

Umore Nero

di Asincheraglia

Quel giorno si svegliò particolarmente inquieto. E non era solo il cielo plumbeo e lacrimante in piena primavera, naturalistica smentita ad ogni allarmismo sul riscaldamento globale. No, non era perché avrebbe voluto passare per le mani, in sequenza, Al Gore e un pinguino. L’inquietudine emergeva da pozzi più profondi, e atteneva a ciò che di più bello Ludvig credeva di aver ottenuto: la sua donna, una scrittrice francese, delicata, bionda e azzurrissima. Così, secondo gli usi consueti, si segregò nel suo ufficio per sezionare l’inquietudine e individuarne le eterogenee eziologie. Come accennato, scarsa incidenza avevano Al Gore, il signor B, gli amici mafiosi del signor B, il conflitto di interesse del signor B, il signor B premier, il signor B imputato e assolto, i figli del signor B, la crociata antianimalista decisamente orientata verso Umberto Bossi e i pinguini.

La domanda covata dall’inquietudine era: “Perché lei, che potrà divenire la compagna della mia vita, non mi prende in giro? Perché la mia donna utilizza sorrisi, sguardi e silenzi, in luogo di sincere risate che abbiano me come oggetto di scherno?”. E allora, mentre declamava queste parole con tono stentoreo davanti lo specchio del suo ufficio, la memoria scivolava ai suoi complimenti, sempre equilibrati, alle conversazioni sul cinema, sulla Parigi del Pantheon, sul perché Bertolucci le facesse “schifo”, così “lascivo” senza ragione. Eppure su Bertolucci aveva avuto da ridire, Ludvig, ma la sua bocca (maliziosa grazie ad una innata innocenza) lo aveva convinto perfino ad odiare la propria madre. O forse a volerle bene, non ricordava.
In ogni caso, con la mente eccitata da una tale orgia di pensieri, si fiondò verso casa dell’amante -un appartamentino niente male sul corso bohemien- con la sola esigenza di ululare i suoi dubbi.
“Perché non mi prendi in giro?” Strillò ansimante, appena giunto sotto la finestra. Silenzio. Ancora silenzio. “Perché non mi trovi divertente? Perché non dissacri me, la mia andatura incerta, i miei vuoti di memoria, il fatto che non sappia cucinare neppure un riso pronto? Silenzio. “Non dico di costruire la tua esistenza sui miei limiti, ma annullarli ed ignorarli lo trovo decisamente offensivo”. Finalmente la finestra si dischiuse.
“Certo sei strano – rispose lei con un sorriso timido ma risolto – arrabbiarti perché non condivido il tuo umorismo! Che, del resto, avevo sempre stimato un po’ perverso”
“Ti sbagli! Non si tratta del mio umorismo. Qui si parla di vita e di morte. Qui si decide se prendere sul serio cose che serie non sono per nulla, oppure cedere e vedere, con la lente di una risata, la natura di tutto.”
La ragazza, piccola ma rigorosa, non mascherò più la sua insofferenza: “Quante parole inutili. Credi davvero di aver capito tutte queste cose? Va bene, forse le hai capite, ma allora di me non hai intuito niente. Avrei dovuto prestare ascolto alla mie amiche, quando dicevano che sei troppo egoista. La nostra storia, che sarebbe meglio definire un semplice episodio, finisce qui.”
Ripensando minuziosamente alle amiche di lei, Ludvig si convinse che “egoista” doveva certamente essere un complimento, seppur fra le righe. Chiusa la finestra della donna che credeva di volere (e che da allora tornò a desiderare) si mosse cogitabondo verso casa. Il passo indifferente velava una solida lastra di ghiaccio in rapido scioglimento, che concepiva acqua su acqua, liquidi su liquidi, saturando la mente di Ludvig con fiumi di pensieri diversissimi. Fino alla nausea. Lungo il corso, la sua attenzione venne rapita da una scarpata scoscesa che divideva la strada a metà. Buio e, forse, molto in fondo, un po’ di fanghiglia.

D’improvviso, un anziano passante dall’aria familiare che, verosimilmente, aveva assistito alla conversazione, lo incalzò: “Che combina giovanotto?”
“Come? Oh niente” rispose Ludvig, cercando di depistare, imbarazzato, il tono oggettivamente colpevole.
“Sai, raramente mi capita di parlare con gli estranei, ma questa volta farò un eccezione. Intendiamoci, non perché il tuo caso susciti particolare compassione; solo perchè lo scambio di battute fra te e la tua amica mi ha dato conferma di una teoria che ho elaborato poco tempo fa.
Vedi, gli amanti si dividono in due categorie: quelli che vogliono condividere un pezzo di esistenza con un altro essere vivente per dare il meglio di se, per dimostrare le proprie qualità, la propria forza, il proprio coraggio, e quelli che, di contro, cercano un’ansa sicura dove poter esibire il peggio di se e vederlo, finalmente, accettato. Al primo gruppo appartiene, secondo la definizione del poeta, l’ homme de la nature et de la veritè. Si tratta di uomini d’azione, sicuri come tori dei propri scopi, pronti anche a fermarsi e pascolare (ma mai a cambiare strada) laddove un muro di convenzioni naturali dovesse bloccarli. I secondi, più simili ai topi, costretti a deviare dinnanzi a un muro (convinti come sono che due per due non faccia necessariamente quattro) navigano nel caos dell’esistenza e, il poeta, li definiva uomini dalla consapevolezza potenziata. Ovviamente non ci sono formule risolutive, ma è lecito domandarsi retoricamente: che cos’è meglio, una felicità a buon mercato oppure un’eletta sofferenza? Pensaci giovanotto, e non risolvere tutto con un banale tuffo”.
“Ma chi era il poeta?” Domandò Ludvig stordito.
“Si chiamava Fedor, giovanotto” Concluse il vecchio, oramai prossimo a perdersi fra i fumi chiari delle nebbie “E secondo molti critici è stato il vero fondatore del, così detto, humor nero…”

martedì 22 aprile 2008

Considerazioni attorno alla mia ultima lirica

di Norberto Giffuri

Tesi: il principio di indeterminazione di Heisenberg vige anche per il pensiero.

Dimostrazione: la materia, a quanto ne dicono i cervelloni, è formata da atomi; gli atomi da particelle elementari. Le particelle elementari amano concedersi folli galoppate in lungo ed in largo. Ciò implica che, per conoscere la posizione di una particella in un tempo futuro è necessario misurare con esattezza la sua posizione al tempo presente. Ora, come determinare la posizione della cavallerizza fugace? “Con una raggio di luce, naturalmente”, rispondono i suddetti cervelloni. E qui sta il pasticcio. Il raggio di luce fetente, urtando la particella, ne modificherà la velocità in modo imprevedibile. Bell’inghippo, nevvero? In pratica con tanta maggior precisione cerchiamo di determinare la posizione della particella tento meno esattamente conosceremo la sua velocità.
Heisenberg studiò il fenomeno, trovò una semplice equazione matematica atta a descriverlo e per la vita che gli rimaneva si crogiolò compiaciuto, sicuro di avere scritto il proprio nome a grandi lettere nella storia della scienza moderna.
Bene, e questo che centra con la mia tesi? Presto detto. Più penso a te, Lisa, più svelgo le mie certezze dalla radice. Tanto più resterò a ponzare attorno al tuo ricordo, quanto più modificherò la mia considerazione di te. Come la pietra lanciata nella polla alpina alza il fango ed intorpidisce l’acqua, così ogni riflessione aggiuntiva su quella che fu la nostra storia non fa altro che obnubilare il pensiero. Si consuma, nella notte bianca, lo stillicidio della verità.

c.v.d.

domenica 20 aprile 2008

Senza titolo

di Norberto Giffuri

A svellere le radici della memoria
Riaffiora sempre un perduto affanno.

Nel sottobosco denso
Intrecciano rovi di spine il pensiero.
Ramingo nella foresta
Indugio i miei passi
Sotto le barocche geometrie dei rami.
La tua figura infine appare
Una statua, dalla fissità inquieta.
Mordo rabbioso labbra di marmo
Sfioro i tuoi fianchi
Genuflesso attendo l'assoluzione.

Nella vita ho sempre:

Preteso che una donna benedisse le mie scelte
Consolasse i miei mali
Perdonasse la mia disillusione.
Ed ora che rispondi con la freddezza della pietra
E se ti lascio la bianca mano sei lontana mille miglia
Non mi resta che visitarti nel ricordo
Dove, mutaforme riappari,
Una sfumatura scompare
Un sentimento si re-inventa, un'emozione risorge, e ti ritrovo:

Così diversa
Da quella che eri,
Sempre più prossima
A come ti avrei voluta,
Sempre più disposta
A salvarmi.

A svellere le radici della memoria
Riaffiora non altro che inganno.
In ciò consiste
La consolazione del passato.

lunedì 14 aprile 2008

L'inutile poesia

di R. Castoro

L’inutile poesia inizia in allegria
Fra noia, imbarazzo e troppa sangria
Fra le gonne svolazzanti
E i culi parlanti
Dentro i bassi che sputano e grattano
E gli occhi nudi che guardano.
Nella notte, cara mia
Tu mi culli tuttavia
Surrogato di Leopardi
Maliziosa e ridicola mi guardi
Così fiati mescolati
Rimangono muti e inascoltati
Braccia lanciate nude e tese
Né sfiorate né prese
Invisibile e vulnerabile
Io clown inabile
Resto aperto fra formidabili utopie
E mille incomprensibili pazzie
Solo con te
Puttana assassina proiezione di me
E il vento tagliente
Che gela i pensieri nati e morti nella mente.

mercoledì 9 aprile 2008

La maturità borghese

di Nepomuceno Sadda

Mi sono sentito migliore
Perché al tabacchino
Ho fatto tappa
In giacca e cravatta

Scivola via
Il mio adolescente idealismo
Tra le dita che strusciano
Le banconote dolci
Del primo stipendio

La maturità è giusto un paio
Di lucide scarpe di cuoio

mercoledì 2 aprile 2008

I Dialoghi - Le tourbillon de la vie

di Milady

Lui: Tu.
Lei: Io?
Lui: Si tu! Voglio esattamente precisamente te.
Lei: Ma sei sicuro?
Lui: Come un conto svizzero.
Lei: Ma... perchè? Cioè... perchè proprio io con tutte le ragazze che ci sono a questo mondo...
Lui: Boh, ho deciso così.
Lei: Ah. Senti se è una manovra per vendermi qualcosa, te lo dico subito: non ho bisogno di niente. Il mio i-pod funziona meglio di me, ho così tanti libri ancora da leggere che potrei passare la vita a fare solo quello, la mia spazzola per capelli è semi nuova, ancora in garanzia.
Lui: Lieto di sentire che il tuo corredo è in ordine ma il marketing non è decisamente il mio campo. Voglio avere una relazione con te e per relazione intendo relazione sentimentale conforme alla normativa L.O.V.E. dell'Unione Europea. Stabile, sincera, fedeltà garantita.
Lei: Si si conosco la normativa. Ora dimmi un po' che problemi hai, tutti i ragazzi ne hanno. Ex ragazze per cui ancora piangi prima di addormentarti? Paranoie esistenziali, sociali, mentali, psicofisiche, erotiche, ergotiche, ergonomiche, equosolidali? Tendenza alla depressione? Episodi d'ansia? Alcolismo anonimo? Alcolismo dichiarato? Odio per l’acqua corrente?

Lui: Amo l’acqua corrente più della mia esistenza e sono a posto sotto tutti gli aspetti. Solo qualche cervicale ogni tanto ma niente che un Moment e una bella dormita non siano sempre riusciti a risolvere.
Lei: Ommioddio. Sarai mica anche sempre allegro?
Lui: Costantemente.
Lei: Spiritoso?
Lui: Come un conto svizzero scoperto.
Lei: E cosa saresti disposto a fare per conquistarmi?
Lui: Nulla. Cioè per la verità potrei farti lunghe serenate al balcone, comprarti fiori e cioccolatini, scrivere lunghe struggenti poesie ma non voglio farlo. Per me la vita è come la risacca del mare: devi acchiappare quello che lascia di buono sulla spiaggia. Per anni può regalarti scarponi smangiati dai flutti e tante alghe che potresti aprirci un sushi bar. Il giorno che arriva la persona per te devi essere abbastanza veloce da trarla a riva e rianimarla sul bagnasciuga. Mai visto Bay Watch?
Lei: Sei saggio.
Lui: La galera è sottovalutata come luogo di formazione.
Lei: Anche il politecnico.
Lui: Che centra il politecnico?
Lei: Fidati, il politecnico centra sempre. Facciamo così: niente domande sul politecnico e io non te ne farò sulla galera.
Lui: Affare fatto. Allora ti ho convinto?
Lei: Mi hai convinto.
(bacio finale)