Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

domenica 20 aprile 2008

Senza titolo

di Norberto Giffuri

A svellere le radici della memoria
Riaffiora sempre un perduto affanno.

Nel sottobosco denso
Intrecciano rovi di spine il pensiero.
Ramingo nella foresta
Indugio i miei passi
Sotto le barocche geometrie dei rami.
La tua figura infine appare
Una statua, dalla fissità inquieta.
Mordo rabbioso labbra di marmo
Sfioro i tuoi fianchi
Genuflesso attendo l'assoluzione.

Nella vita ho sempre:

Preteso che una donna benedisse le mie scelte
Consolasse i miei mali
Perdonasse la mia disillusione.
Ed ora che rispondi con la freddezza della pietra
E se ti lascio la bianca mano sei lontana mille miglia
Non mi resta che visitarti nel ricordo
Dove, mutaforme riappari,
Una sfumatura scompare
Un sentimento si re-inventa, un'emozione risorge, e ti ritrovo:

Così diversa
Da quella che eri,
Sempre più prossima
A come ti avrei voluta,
Sempre più disposta
A salvarmi.

A svellere le radici della memoria
Riaffiora non altro che inganno.
In ciò consiste
La consolazione del passato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A noi, che ci piace il Giudice, ci piace pure la poesia. D'accordo. Ma a quando un bel pezzo di narrativa? Una storia d'amore? Un intrigo internazionale? Ciao.

Anonimo ha detto...

Prestissimo.