Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

sabato 9 ottobre 2010

Due poesie su Milano

di Simone Morano

L’impero delle briciole

Milano veste male ma non fa male.
Non ha mai nascosto le rughe,
mille fratelli di carta e
cinquecento secondi di pubblicità.
Leggi il potere, corri il doppio
senza macchina del tempo.
Una surreale immagine di nove anni
prova a girare i tetti.
Spermatozoi su Booster
e generazioni di bit
liberi di raccontarsi
i vomiti rituali del sabato.
Scusa, ho da fare,
devo uccidere una cosa.


* * *


Non saltare in quel grigio

Cadorna, fermata Cadorna.
Rabbia in bocca
e un’idea nel vento
diventata forte perché non so posso voglio guardare dritto.
Vivi sempre
*sublime volgarità concessa ai peccatori
e poi perdi il destino per un semaforo.
Catapultato sulla vita,
le nuvole mi sputano in faccia
perché il silenzio è duro che apre le porte con rombi e fragori.
Elemosina e H&M, Giappone e Atm:
osservo e passa.
Sto per entrare in un anno noioso
o stupendo,
ne vorrei pochi mesi.
Chi osa perdonare il metronomo?
Un’età probabilmente anonima
a slacciarmi gli addii
Un’età sgarbatamente incendiaria
che è più scandaloso andare al ristorante in pigiama o uccidere tre donne?
Un’età semplicemente scorretta
e prende il volo con un sospiro
Dov’è la bimba che mi sorrideva in metropolitana?
Ha ventisei anni e mi sta rubando i peli.
È maggio, ma sembra vero.


Caro lettore queste poesie sono tratte da:
Simone Morano, Hai perso una goccia, Fermenti editrice, Roma, 2010, pp. 80, euro 12.

www.fermenti-editrice.it/novita.php

8 commenti:

Leone Sbranadivani ha detto...

Mi piace, c'è la ricerca di uno sguardo nuovo. direi quasi il correlativo oggettivo della pop-art in ambito letterario. Un approccio che cerca di ritrarre la varietà fenomenica del bestiario metropolitano che ci circonda annullando ogni rilievo, come schiacciando tutto, come farebbe un teleobbiettivo o un'immagine presa dal satellite. Operazione che finendo per giustaporre tutto - marchi, sentimenti, riferimenti topografici (ecc...)- non può che esaltare o semplicemente riflettere il carattere rutilante di questi nostri tempi e conseguentemente la perdità di centro, spessore e consistenza dell'io poetico immerso in essi. Quindi, indipendetemente da ogni giudizio di valore, interessante. Davvero.

Gennaro Bovecheride ha detto...

Caro Leone,

ho trovato molto ficcante la tua analisi. Mi domando soltanto se ciò che tu scrivi - che ripeto, condivido in pieno - non sia un po' un effetto collaterale dell'opera, piuttosto che un preciso intendimento dell'autore. Un po' come se l'opera a un certo punto fosse sfuggita dalle mani del suo autore, arrivando a significare o rappresentare qualcosa che in realtà egli in partenza non si proponeva. A tal cagione allora, interpellerei direttamente l'autore: perchè egli di persona, non ci disvela esattamente quali erano, per così dire, le tue intenzioni primigenie? In ogni caso i miei complimenti per il suo coraggioso tentativo.

Vincent Von Botto ha detto...

Cari amici,

senza nulla togliere al signor Morano, non state voi proiettando sull'opera qualcosa che con essa non ha nulla a che vedere? Non son quelle duell'autore in fondo null'altro che due lirichette che affastellano un po' di cose a caso, con sapiente tecnica combinatoria certo ma, ahimè, anche con scarsa originalità, pensando di ritrarre il caos che ci circonda, ma riuscendo forse solo ad esprimere quello del loro autore? Per carità già questo sarebbe non poco risultato, ma forse proprio per questo allora non è meglio riconoscere più obbiettivamente i circoscritti meriti di un autore in erba, piuttosto che lasciarsi andare ad inutili voli pindarici e paragoni fuori luogo? Lo dico con rispetto, conoscendo cari Gennaro e Leone il vostro acume, la vostra sterminata conoscenza della letteratura mondiale e la vostra fine capacità interpretativa. Per conto mio lodo anche io il tentativo di battere strade nuove da parte di Morano, ma vi ravviso purtroppo a volte un certo compiaciuto gusto per l'immagine ad effetto (il vomito, "devo uccidere una cosa", le nuvole mi sputano in faccia" ecc...) che rendono il tutto un po' troppo manierato per colpire davvero nel segno.

Leonard Turcomanno ha detto...

Ma che bello cari amici, che il dibattito entri nel vivo, anche se devo dire mi rincresce che altri componimenti (che presentavano maggiori motivi d'interesse) non abbiano suscitato la stessa messe di feconde riflessoni esegetiche. Vi dirò allora la mia. Queste due poesiole di Morano hanno un interesse esclusivamente sociologico, perchè con il loro puzzle caotico di immagini del presente possono, come giustamente sottolineava Leone, riprodurre la frastagliata e caleidoscopica post-modernità che ci circonda, gravida di fragorosi quanto vuoti e superficiali fenomeni. I loro meriti si fermano qua: non vi è nessuna rivoluzione nel linguaggio, nessuno sguardo particolare, nessuna poetica originale. Il profumo nuovo viene tutto dalla confezione: come quando apriamo un regalo e ci alabbicchiamo per un po' per capire cosa contenga perche l'involucro non ci fornisce indizi atti a svelarlo e rimaniamo così inebriati dall'odore che spigiona il cellophane ancora intonso. Poi divelto quest'utimo ci accorgiamno che il contenuto è banale, tanto quanto la scatola era laccata.
Però questa è la mia visione, non voglio con questo biasimare o criticare chi ha ravvisato in queste due modeste composizioni, qualcosa di meglio, di più significativo, di più importante. Piuttosto mi piacerebbe conoscere, se, per così dire, "è all'ascolto" e ha voglia di condividerla con noi, l'opinione di colui che io considero il più fine esegeta ed interprete di tutti i lavori pubblicati su questo sito: il sempre acuto e lucido Ezechiele Lupo, che non solo ci onora delle sue belle poesie e racconti, ma anche sovente dei suoi preziosi e intelligenti contributi critici.

Romeo Peppereo ha detto...

Si, il pericolo dela sovrastima o comunque di proietare nelle opere altrui qualcosa che non vi è, cioè di aggiungere un surplus interpretativo a ciò vi è nel testo è sempre in agguato. Però io non lo vedo in quest caso e sostanzialmente condivido quello che ha scritto Leone. Mi piacerbbe leggere altro di Morano, magari su qualch'altro argomento, non per così dire, "urbano". Ma sono certo che il Giudice non ci farà aspettare a lungo da questo punto di vista. Quindi ancora complimenti a Simone.

Leonard Turcomanno ha detto...

Ma signor Ezechiele Lupo, perchè ci tiene sulla spine? Noi siamo trepidanti di sapere la sua opinione su quest'appasionante (ma garbata, non dimentichiamocelo, garbata che fortunatamente Il giudice sul mulo, pur con poche deprecabili eccezioni, non è un ritrovo di zoticoni volgarotti) querelle che ha riscaldati gli animi dei lettori del sito negli ultimi giorni. Orsù, non si sottragga a questo dibattito, non ci neghi i sempre illumina(n)ti suoi pareri. E mi permetta di rivolgere anche un apprezzamnto "trasversale" a Morano, che se è riuscito a stimolare questo appasionante a appassionato confronto, è segno che le sue poesie, pur passibili di tutti i rilievi possibili (e io non ho gli affatto lesinati) hanno comunque una loro importanza e quanto meno sono foriere di discussioni o approfondimenti. Quindi rivolgo a tutti, ma in primis a lei caro Ezechiele, un invito alla dialettica, al dialogo, allo scambio di pensieri e opinioni, vero sale della letteratura e del pensiero, che è poi quello che a noi tutti sta a cuore.

Santuzzo Suntuosi ha detto...

Tutto molto vero, tutto molto preciso. Una vera macroscopia della povertà spirituale di questa nostra abulica, contraddittoria, irrisolta città. Poi certo, hanno regione quelli che dicono che non tutto funziona. Un conto è registrare come un sismografo i sussulti tellurici di un certa zona (o di una certa città, che poi è lo stesso, pur passando con abile capovolta dalla sismologia alla sociolinguistica e affini, un conto è fare grande leteratura. E qui ne siamo ben lontani. Ma il gioco vale la candela e allora riscaldiamoci alla luce di questo pallido moccolo (ma la cui fiamma comunque permane accesa di giorno in giorno) di Morano. E fin tanto che lA fiamma rimane accesa, perchè anche lei, caro e stimatissimo Ezechiele Lupo, non ci fa dono di una sua chiosa, un suo commento, una sua penetrante (come sempre sono i suoi comenti) analisi? Suvvia non ci lasci orfani della sua saggezza e del suo acume!

Leonard Turcomanno ha detto...

Le lancette battono le ore sull'orologio e il suo comento non ci arriva...perchè signor Ezechiele Lupo, perchè?
Suvvia ci manifesti il suo pensiero sempre fecondo, sempre gravido di illuminanti intuizioni. Ed anche l'autore: perchè tace? Anche la sua opinione, sia pure sotto forma di replica, magari veemente e adirata, alle nostre semplici perplessità e opinoni ci interessa. Signori, la dialettica, l dialettica e il dibattito sono ciò che ci sta a cuore. La discussione., il confronto. Vi preghiamo, non venitene meno. Come ho già detto, sono il sale della letteratura e non n possiamo far a meno.