Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

lunedì 1 novembre 2010

Ritratto del mio cane

di Norberto Giffuri

Premessa: tre anni orsono mi fu chiesto, nell'ambito di un corso universitario che stavo frequentando, di redigere un breve testo descrittivo di un soggetto a piacere. Potete immaginare il mio disappunto di fronte ad un compito che mi pareva maggiormente adatto a studenti delle scuole primarie piuttosto che ad attempati universitari. Nonostante il disagio riuscii a partorire lo scritto che segue. Il docente premiò le due migliori descrizioni con una lettura pubblica davanti alla classe. La mia non fu scelta. Non ne ho mai compreso le ragioni.



Il mio cane.

Il mio cane, uno schnauzer taglia gigante, aveva uno sguardo cattivo sotto la frangetta nera che gli celava perennemente gli occhi. O forse quello sguardo prima indulgente si indemoniava proprio nell'atto di scansare la frangia di pelo. Non indagai mai a fondo la questione. Il mio cane amava trascorrere il suo tempo oziando. Indolente, alieno alla disciplina, rinunciatario, aveva solo due sveglie biologiche: la caccia e il cibo. Durante la notte catturava e uccideva animali di qualsiasi specie rei di aver varcato il suo territorio di competenza. I cadaveri venivano poi occultati in cespugli o sotterrati in luoghi poco accessibili. Quando veniva scoperto in flagranza di reato, il mio cane abbassava colpevolmente le orecchie e la testa e domandava perdono. Aveva una irresistibile capacità di suscitare la misericordia nell'animo. Forse perché nel momento in cui veniva colto in fallo in lui pareva esserci davvero un sincero sentimento di colpa.  
Quando reclamava il cibo quotidiano alternava rabbia chiassosa e disperazione silente. Si piazzava sotto la finestra della cucina e abbaiava e latrava in segno di sfida, come se avesse il mondo degli uomini intero a gran dispitto. Di fronte al nostro reiterato rifiuto di elargire doni edibili si ritirava in un silenzio di protesta salvo poi tornare, dopo poco minuti, a dichiarare a gran voce il proprio status di affamato. Questa farsa poteva durare anche due ore.
Il mio cane era conscio della propria condizione canina. Non si immischiava mai nelle faccende umane se non vedeva occasione per trarne un vantaggio personale. Se ne stava semplicemente a ponzare al sole aspettandosi di essere servito e riverito. Ma il suo distacco era simulazione, inganno.
Più volte lo vidi piangere: davanti alla sua ultima vittima, prima di addormentarsi nella sua ciambella di coperte, al ritorno dalle sue fughe durante le quali semplicemente vagava senza meta nella notte. Ma non pianse il giorno in cui i miei genitori lo portarono allo studio veterinario affinché gli venisse praticata l'eutanasia. Aveva un cancro terminale che lo stava consumando lentamente. Prima di salire sull'auto mi guardò per l'ultima volta e mentre gli carezzavo la testa emise una specie di ringhio sommesso.
Il mio cane era Louis-Ferdinand Auguste Destouches Céline.

9 commenti:

Frank ha detto...

Io a una richiesta del genere avrei risposto, replicando il tema sugli egizi del giovane Holden.

Icaro Cotoletta ha detto...

E' un po che la leggo, caro Giffuri e lei mi piace molto. è sempre sagace, arguto, ma mai compiaciuto o sornione. E poi questo colpaccio di scena finale. In campo letterario lei sai il fatto suo. Spero al più presto di leggere nuovi gioiellini di questo tenore.

Leone Sbranadivani ha detto...

La tessitura, l'intelaiatura formale del testo è come al solito, caro Norberto, perfetta, impeccabile. Anche l progressione noncurante, svagata, fino all'epifania di senso finale, è geniale. E poi il ritmo spezzato, l'indugiare su dettagli apparentemente insignificanti: sono tutte ennesime supreme prove di una consumata e inesauribile abilità di scrittura. Quanto poi al "colpo di scena" finale è una vera e propria zampata felina. E probabilmente per questo mi piace tanto.

Claudio Spaccamanubrio ha detto...

Condivido in pieno l'analisi e le conclusioni di Leone. Anche io ho apprezzato il finale spiazzante, anrticipato o quantomeno reso così dirompente, dalla sapiente costruzione, dal raffinato dosaggio degli elementi della parte introduttiva e centrale. Quindi date reta a chi se ne intende: questa robba spacca! E se ve lo dico io... Ancora complimenti a Norberto.

Aiace Vetturini ha detto...

Ciao a tutti, visito per la prima volta questo blog, che mi ha consigliato mio cugino Neottolemo Tassinari. Devo dire che L'ho trovato davvero interessante, pieno di idee fresche, nuove, vivaci. Si vede che chi lo scrive ha una profonda intelligenza del fenomeno letterario e ha qualche suggerimenti prezioso per allievarne, ahimè, la tragica odierna crisi. Anche il brano che mi trovo a commentare or ora è sostenuto da un'invenzione notevole e dimostra che quando si sa dove si vuole arrivare prima o pi ci si arriva. Che altro dirvi? Di sicuro vi tonerò a trovare spesso. Buona giornaa a tutti. Aiace.

Santi Licheni ha detto...

Ciao a tutti,

vi confiderò che sono giunto su questo sito per caso. Nella vita infatti sono un giudice e stavo appunto cercando un sito che si occupa di noi giudici e di cose che afferiscono al nostr lavoro. E sono giunto qui scoprendo, meraviglia delle meraviglie, un blog che si occupa della mia grande passione: la letteratura. Che belle narrazioni, poesie, racconti, invenzioni letterarie mi hanno allietato scorrendo i post di questo luogo! Anche questo raccontino, a cui lascio il mio commento,è davvero ingegnoso, con questa sua arguta e sapida sorpresa finale. Credo proprio che vi tornerò a visitare d frequente! Siete una delle più belle scoperte "telematiche" che ho fatto negli ultimi tempi. Ancora complimenti, dunque.

Assunta Muschi ha detto...

Anche io volevo complimentarmi con il geniale Norbert Giffuri, per il suo inventivo racconto, così come con tutti gli altri autori di questo bel blog. Me lo ha segnalato mio marito Santi Licheni, con il quale formiamo, come immaginerete, una coppia inseparabile. Io di questo racconto, ho amato soprattutto quella che chiamerei l'"etologia metaforica", cioè la descrizione delle abitudini d questo cane, apparentemente come tanti altri, ma dietro ai cui comporamenti si aprono invece inusitate aperture di senso. Lo sa, caro Norbert, che lei di stoffa ne ha da vendere? Credo proprio che diventero una sua, forse una vostra, appassionata lettrice.

John Parallelepipedis ha detto...

Io ho apprezzato molto l'understatement offerto dalla cornice (finta o vera che sia) dell'esame... Smorza il tono un po' intelletualistico del successivo racconto. Notevole, ma questo l'hanno ravvisato tutti, il coup de teathre finale. Vi s riconosce il miglior Giffuri. A presto.

Norberto Giffuri ha detto...

Rispondo parafrasando l'annunciatrice RAI Alessandra Casale: "Vi voglio bene tutti!".

Segue link esplicativo:

http://www.youtube.com/watch?v=VtABg6-4SY0