Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

martedì 7 dicembre 2010

I gradi di libertà dei canarini

di Norberto Giffuri

“No perché te l'avevo detto io che era un animale noiosissimo...”
“Sì ma ci credevo lo stesso alla faccenda del canarino...”
“Questo perché non mi ascolti mica...comunque questi canarini fanno due movimenti a dir tanto e poi è niente vero che cantano tutto il giorno...se poi lo si può definire canto quel vibrato acutissimo e straziante, un trillo di cellulare perenne da fracassarti i santissimi...”
“Sì ma lei diceva che alla bimba sarebbe piaciuto...”
“Sì ma lei diceva anche che alla piccina le avrebbe garbato suonare il piano e poi vai a scoprire che le era venuta una mezza fobia per i tasti bianchi e neri che poi vedeva tutto manicheo e dicotomico e c'è voluto lo psicologo infantile...”
“Eh già, ma puoi fare a meno di ricordarlo?”
“Ok ma permetti: ti ricordi Saretta che all'università attaccava ancora la chewing gum sotto il banco e poi diceva che roba l'India, che mondo da sogno, che spiritualità...e poi invece finisce a Riccione con un balengo rimorchiato ad una pseudomostra di pseudoarte e poi torna e comunque si laurea e guardacaso in psicologia e toh! Te l'ho servita su un piatto d'argento la verità vera! Ecco! Metà delle psicologhe sono state delle Sarette, forse anche peggio, e te ci mandi la tua amata figlia ad aggiustarsi la crapa...”
“Ok hai sempre ragione tu! Sei un dritto! E quando ti serve sei un rovescio! Detto questo...io dico... ma questo canarino che faccio?”
“Riportalo al negozio.”
“Sì ma considera la situazione: è chiaramente depresso. Sta sempre immobile accucciato sul fondo della gabbia. Se cerchi di toccarlo si scosta garbatamente ma non pare impaurito, anzi...sembra dirti -Prendimi! Facciamola finita con questa farsa! - Ti fissa con quei puntini neri piantati sulla testa mobilissma e stop..ti fissa E BASTA 'STO STRONZO GIALLO...e ti suscita una pietà immensa che diventi tipo Gesù che guarda dalla croce e la misericordia ti brucia nella pancia come una gastrite cronica...”
“...perdona se ti interrompo ma so dove vai a parare: in pratica se tieni il canarino quello ti muore e ci resti di sasso...se lo rispedisci al mittente ti logora il senso di colpa...”
“Sì. Proprio così.”
“...allora io suggerisco di parlarci...chiuditi in una stanza con il depresso giallo e chiarisci...-Che vuoi che faccia? Te ne stai sempre zitto e schiacciato, sei un peso morto, un parassita, o salti e canti oppure ti devo smollare...confidati su! Parla per una buona volta!
“Non credo possa funzionare...”
“Perché, di grazia?”
“Perché lui mi odia e si trincererebbe in un silenzio astioso...”
“Allora non so che aggiungere. La situazione è nera come la pece e ci stai inbrattato fino al collo...”
“Davvero, nada, niente da fare. Mi sa che mollo stavolta, lascio che sia moglie cara a cavarmi d'impiccio. Ah ma sai che posso fare? E se aprissi la gabbia? Se lo lasciassi andare per il mondo? Ti pare una buona idea? ”
“Ma allora sei fesso forte. Quelli tornano subito!”
“Chi?”
“Chi?! I canarini! Se apri la gabbia escono, zampettano, svolazzano tre metri e tornano a casa bella. Son fatti così...ci manca il cibo ci manca....ci manca la comodità di avere uno scemo che gli infilza l'osso di seppia tra le sbarre e gli riempie di mangime il pappatoio...”
“Come la maggiore, Anna!”
“Come sta Anna?”
“Ha sedici anni...e questo dice tutto.”
“Già!”
“A parte questo è una che si impegna, prende bei voti prende...e fa volontariato...”
“Brava la ragazza!”
“Brava sì! Allora sai che ho fatto? Una sera la chiamo e ci dico – Anna, sono orgoglioso di te. Il tuo papà ti regala cento euro e questo weekend fai quello che vuoi capito?! Se vuoi andare alla disco il papà tuo ti viene a prendere! Se vuoi andare in montagna con le amiche non ti dico no stavolta...Ok Annina?
“Un bel gesto, sei generoso tu!”
“Sì ma senti come va a finire...quella che fa? Esce e va da Zara a comprarsi un cappottino nuovo, con le maniche pelosette e quant'altro...poteva andare nello chalet, poteva ballare, poteva fare una festa o chessò...e invece prende va in centro e si prende un altro cappotto che già dieci ce ne ha, dieci!! ...e dico io ma allora tanto meglio il canarino! Tanto meglio il canarino che si comporta uguale, gli apri la gabbia e sta lì come un fesso ma almeno costa cento volte meno!”
“Già, tanto meglio il canarino!”

25 commenti:

Mauro Canzonamerlo ha detto...

Ma lei ha mai provato a fare lo sceneggiatore? Avrebbe stoffa da vendere, sa? Questo su dialogo è brillante, spregiudicato, frizzante. perchè non ci prova? E glielo dice uno, che conosce l'ambiente.

Gennaro Bovecheride ha detto...

Solo tre parole: sublime, sublime, sublime!!!!!

Esaù Vongolacci ha detto...

Io non sono molto d'accordo con quello che scrivo Mauro CanzonAnerlo, a me questo dialoghetto non mi sempre punto brillante. Mi sembra invece molto furbetto e risaputo, fatto apposta per piacere, per farsi leggere come i libri di un Fabio Volo qualsiasi. Insomma un dialoghetto da leggere sotto l'ombrellone, uscito però decisamente fuori stagione. Eh sì che Giffuri ci aveva abituati a molto di meglio.

Mike Maramao ha detto...

Davero extraordinario svegliare nel mattino e leggere questo fantastico piccola storia scritta per il mio grandi amico Norberto Giffuri. Davvero molt forti, grande senso dell'umore, grande ritmo, mi ha piaciuta moltissimo il descripzione di due caracteri, uno che è maschile e l'altra femminile. Ricorda a me molto il mio compaisano Woody Allen, che, come ognuno sa, è un maestro in questi tipo di sofisticate comedie. Quindi faccio da nuovo tutti gli miei congratulationi a Norberto. E li chiedo: quando tu viene a trovarmi a New York? Mike -

Filottete Tassinari ha detto...

Pazienza, smisurata pazienza richiede la vita di coppia.

Sandrino Stomachevoli ha detto...

Caro Norberto, ma lei nella vita ha figli e/o canarini? Perchè se così non fosse m domando come abbia fatto a essere così straordinariamente realistico in questo suo breve racconto!s

Romeo Peppereo ha detto...

Molto bello, non c'è che dire, solo una domanda per Norberto: ma ce la vedo solo io, oppure c'è una vena sotteranea di diffidenza nei confronti degli psicologi e del mondo della psicologia in generale?

Leone Sbranadivani ha detto...

C'è un solo aggettivo, per descrivere questo splendido dialogo (ed è un aggettivo che mi sta tanto a cuore, come sapete): ruggente!!! Come al solito - o meglio, come al solito, nei lavori di Giffuri - il segreto sta nella struttura calibrata, precisa, un vero orologio svizzero, ma dotata anche però di impeto, vervè, brio, grinta, slancio (felino). Che piacere che è leggere questi suoi brevi racconti, sempre sapidi, sempre sagaci, sempre lepidi, sempre a loro modo feroci. Sono davvero contento che ultimamente, le cose che vengono pubblicate, siano pressochè tutte sue.

Juan Manuel Chichobombo ha detto...

Cuesto cuento è verdaderamente fantastico! Cuello del canarino è un idea estupenda, geniale, extraordinaria!! Pero è todo el cuento que està escrito benisimo, pieno de ritmo, de humore, de comicità. E poi anche se vede cuanto el autore sabe construire el dialogo de una maniera incantatora, que captura al lectore e no se lo lascia respirar fino al final. Me ha piaciuto davero tanto, e pienso que tiene ragione el signor Canzonamerlo que dice che lei deberia fare el escenaggiatore.

John Parallelepipedis ha detto...

Lei è decisamente spregiudicato, caro Giffuri: mi passa da un raccontino spiazzante con riferimenti metaletterari (a Celine) ad una sofferta ed eloquente lirica di sapore neo-avanguardistico, fino ad arrivare a questo raccontino quasi teatrale dall'andamento ironico e accattivante. Sembra che le piaccia saggiare tutti i generi, cimentarsi, mettere alla prova la sua feconda ispirazione e l sua fervida immaginazione con registri, stili, forme letterarie differenti. Mi piace questo suo modo di fare, è un atteggiamento decisamente postmoderno, davvero intelligente. Un modo di non rimanere passivi, di non rimanere inerti di fronte alla carta bianca. Aspetto allora di esser nuovamente piacevolmente spiazzato da un'incursione in qualche altro mondo letterario lontano ed inaspettato.

Gato Parrucchieri ha detto...

Solo una curiosità, gentile Norberto: per caso per questo suo racconto si è ispirato a qualche serie televisiva? Glielo chiedo perchè leggendo mi è parso di ravvisare una qualche influenza, a livello di ritmo, di registro e finanche di situazioni(un po' da sit-com svagata), da parte di qualcuna delle serie tv più di successo di questi ultimi anni. Naturalmente come materiale di partenza, perchè poi la sua scrittura è molto più sorvegliata, leteraria, curata, anche e soprattutto a livello sintattico. Quindi Magari mi sbaglio, ma se così non fosse (peraltro lei non aveva già dedicato un racconto a Lost?) le anticipo tutta la mia stima per un tale lavoro di commistione, di interpolazione con i contenuti della grande comunicazione di massa audiovisiva. Denoterebbe, come sottolinea John Parallelepipedis, un attegiamento decisamente post-moderno e aperto, quindi quantomai interessante.

Piero Gianduiotti ha detto...

Forse sarò bastian contrario, tr tanti sperticati elogi, ma a me questo raccontino non mi ha entusiasmato tanto. E' troppo sofisticato, troppo raffinato, troppo artefatto... manca di naivetè, di semplicità, di sapore, di freschezza. Questo genere di cose, questa ironia in punta di forchetta, comprensiva di rimandi infratestuali andava molto negli anni '90, ora basta, via, i lettori vogliono roba nuova, fresca, appettitosa... Questa ars combinatoria, questi intellettualismi, questo gioco di assemblaggio infratestuale è già vecchio, cose da post-strutturalisti, diamine! Bisogna stare più sul pezzo, questo modo di scrivere è superato, ora sono tornati i barbari, seppur più pettinati, il gusto del pubblico è la sintassi ordinata, la letteratura pulita e levigata, di superfice, quella bella, cromata e smaltata, così si rimane indietro di mille secoli, suvvia... Lei ci sa fare Giffuri, non sprechi il suo talento con sterili giochi da letteratino incravattato... I tempi sono cambiati. Dia retta a me.

Rocco Burlascimmione ha detto...

Fantastico! Ho riso tantissimo, a sganascioni!! E' bello quando si ride per qualcosa di intelligente, ben fatto, ben confezionato, non per la prima stupidaggine buttata lì... E poi si riflette su temi come il consumismo, l'educazione dei figli, i rapporti di coppia... Insomma divertimento, commedia ma con tanto spessore, a livello morale. C'è da uscirne rinfrancati da una bella lettura edificante di questo tipo.

Govinda Baccelloni ha detto...

Oh menomale che c'è qualcuno che rompe questo coro di consensi e di accondiscendenti elogi, nei confronti di Giffuri.. se lo lasci dire, ma questa volta ha toppato, caro Norberto! Il suo racconto è proprio insipido: vuol forse appassionarci con questo saggetto di micro-etologia su quattro pennuti domestici? Mi scusi il facile giuoco di parole: ma a me sembra che lei ci stia proprio uccellando!! Paulo maiora canamus, caro Norberto...

Matusalem Paguri ha detto...

Non mi addentro sui "contenuti" del racconto che forse non condivido, ma questo è secondario. Mi piace il tono, la prosa del dialogo: sono garbati, accoglienti, familiari, gradevoli. Non so perchè mi ricordano certe cose di Natalia Ginzburg. Che però, immagino, non centri nulla. Ma già questo vorrà dire qualcosa o almeno credo.

Patrizio Vanagloriosi ha detto...

Hai proprio ragione caro Rocco, è bello quando l letteratura, insieme al divertimento, all'intrattenimento, alla suspance, riesce anche a comunicare dei valori, dei solidi principi, dei punti di riferimento morali veri, saldi, autentici. Un grossisimo complimentone dunque al nostro amico Norberto. Ciao.

Tom Grattaporcello ha detto...

Anche io, come Parrucchieri, sarei molto interessato a sapere se il linguaggio e lo stile spigliato e sbarazzino dei dialoghi di certi telefilm la hanno ispirata nel suo lavoro, caro Norberto.

Vincent Von Botto ha detto...

Mi piacciono gli autori che sanno anche, alla bisogna, non prendersi troppo sul serio; gli autori che sono in grado di esprimere il senso pieno del proprio scrivere anche in forme gioiose, ironiche giocose. Quelli che riescono a riverbare le loro profonde convinzioni, il loro sguardo sul mondo, anche in opere più leggere, divertenti, piacevoli. E' cosi difficile essere gradevoli, garbati di questi tempi! vanno così di moda i maledetti di ogni risma e colore, coloro che si compiacciono di risultate ostici, respingenti, repellenti. E il punto è che spesso non s'avvedono di quanto risultino tristemente ridicoli e pietosamente inefficaci.

Carluccio Pescematto ha detto...

Meno male che non tutti sono concordi nel voler mettere qualunque cosa scrive Giffuri sul piedistallo. Grazie a Dio c'è un Govinda Baccelloni, che pensa con la sua testa! Sia chiaro, io apprezzo moltissimo gran parte della produzione lirica di Norberto, anche se ultimamente, preso come sono tra congressi e seminari, difficilmente ho tempo e modo di lasciar qui qualche commento. Ma quando una composizione è acerba, quando la sua struttura non è coesa, quando lo scrivere appare più vuoto gioco intelletualistico, diletto del narratore fine a se stesso che vero palpito creativo, beh allora è proprio nostro compito dirlo, palesarlo, metterlo in luce, non tacere come pecoroni omertosi, inquadrati in una logica di autistico ed ebete consenso. Ma dirlo, sia ben chiaro qui, per spronare l'autore a trovare la sua vena più autentica, la sua ispirazione più profonda, più sincera, più vera. Quindi caro Nrberto, confermandole la stima per il suo impegno continuo al rinnovamento dei linguaggi, mi sento anche di dirle che quest'oggi lei ha fatto una mossa falsa, un azzardo troppo vistoso, laddove forse più prudenza si confarebbe al suo talento, che è altresì chiaro e visibile a tutti. Dovrebbe, se mi è consentito dirlo con molta umiltà e rispetto, trarre più giovamento e insegnamento dalla lezione di quello che è sicuramente il suo maestro, così come è magister vitae di tutti noi: il preclaro Ezerchiele Lupo, che purtroppo (ahimè) qualche impegno specioso tiene ultimamente lontano dall'attività letteraria, privando tutti noi del diletto di leggere le inarrivabili e sublimi perle del suo ingegno. Orsù Ezechiele, torni tra noi, nuovamente ci permetta di abbeverarci alla fonte della sua inesauribile vena creativa, non ci lasci orfani del suo incommensurabile talento!

Santi Licheni ha detto...

La letteratura è grande, quando suscita accesi entusiasmi, passioni, dibattiti, infervorate discussioni sul significato e il significante delle opere. Forse è la mia deformazione professionale - credo di avervi già detto che sono giudice - ma adoro quando la letteratura si fa dialettica, si fa confronto di idee esattamente come avviene per accusa e difesa nelle aule di un tribunale. E vedo che anche qui accade cosi: ad elogi di questo bel racconto di Giffuri fanno da coltraltare critiche, detrazioni, distinguo, prese di distanze. Di fronte a tanta sana dialettica, bisognerebbe dar vita a un forum per dirimere i fili di tanto allegra e produttiva querelle. Nell'attesa che questo avvenga, mi ritaglio un piccolo umile cantuccio, per dire anche io la mia: anche io ho apprezzato un certo tono scanzonato e un certo tepore familiare scaturente dalle serrate righe di dialogo del nostro amato Giffuri. Anche a me ha ricordato Woody Allen ma con meno ironia, meno sarcasmo e invece la prevalenza di una commedia dei caratteri che ben s'inquadra nella tradizione della commedia all'italiana, del teatro di Eduardo de Filippo o in altri grandi autori della nostra letteratura patria che sono sotto gli occhi di tutti. Forse perfino un che di manzoniano, se questo non dipiacerà al nostro carissimo Norberto. Bene, la mia l'ho detta, sperò che serva ad alimentar ancora di più questo piacevolissimo dibattito e render ancor più ampia le lepida brigata che vieppiù qui si sta formando. Un carissimo saluto a tutti i lettori, duque.

Santuzzo Suntuosi ha detto...

Davvero squisito, una boccata d'ossigeno, d'aria pura.

Sam Spadone ha detto...

Caro Giffuri, c' una regione per la quale molti dei suoi racconti hanno al centro della diegesi un animale (vedi il ritratto del cane ora qesto del canarino ecc...) o è pura coincidenza?

Alceo Carognetti ha detto...

Che topica, che topica che prendono Gianduiotti, Pescematto ed altri a non cogliere la genialità di questo racconto! Il finto intreccio di rimandi presenti nel sottotesto, l'ironia feroce eppur fintamente bonaria e domestica che gli apparentemente svagati dialoghi del Giffuri sprigionano! Bisogna leggere con più atenzione, con piglio ermenuetico, o non si può cogliere appieno il senso della complessa e coraggiosa operazione culturale del Nostro! Suvvia, non pecchiamo di saccenteria. O di superficialità. Mettiamo più attenzione, più sforzo analitico, più scandaglio esegetico. Giffuri lo merita. E un po' anche noi.

John Sebastian Bachi ha detto...

Satira sociale nella più piena accezione del termine.

Leonard Turcomanno ha detto...

Carissimo Norberto, lei sa che io sono un suo indefesso ammiratore. Quindi non s'offenderà se ritengo questo suo pur gradevole raccontino un'opera minore. la sua abilità ,la sua destrezza nello scrivere diaoghi accattivanti è fuori discussione, ma converrà con me che questa volta il pretesto narrativo è davver esile. un fringuelino, un uccelletto, può mai spingerci a ragionar di massimi sistemi, educazione dei figli e quant'altro? Forse era questa la sua sfida, forse vinta, ma che non (mi)convince sino in fondo. Ma che importa non tutte le opere di un autore posson essere pietre miliari, ben vengano anche le opere minori, quando sono indizio di una mente creativa in perenne riceca, in continua interrogazione sui propri strumenti e sulla propria arte. E forse aveva ragione chi affermava che non esistono opere minori o maggiori, ma autori minori o maggiori. Colgo l'occasione invece per complimentarmi per la sua opera precedente - la bella lirica o meglio il bel terzo movimento del suo trittico "Dal Monolocle" - quella si, opera davvero maggiore e riuscitissima. purtroppo settimana scorsa ero via per lavoro e non sono riuscito a complimentarmi per la sua qualità davvero eccelente e per la sua malinconica e struggente ispirazione; lo faccio adeso sperando che la cosa non le dispiaccia.