Commiato
di R. Castoro
Ecco il treno dell’alba
E’ il momento di fermare il nostro tempo
Dominato da uno spazio troppo immenso
Per due corpi soli
Qual è stato il tuo merito?
Misurare la distanza fra me e la bellezza
Una fessura dove passa l’universo
Ogni pianeta in granelli di sabbia
Galassie di vento
La bellezza scivola come acqua fra le mani
Precipita obbedendo alla gravità
In fondo sempre più in fondo
Tutto il suo deposito
E’ fluidodinamica pura
In libera caduta
8 commenti:
E'triste dirlo, ma queste sono proprie le opere che uccidono la letteratura e la poesia, con il loro miserabile soggettivismo autoreferenziale.
Hai proprio ragione Aristarco, con poesie come questa, adolescenziali e piagnone, la qualità di questo blog è ai minimi storici.
Roar! Quanto ingiusti e superficiali sono questi commenti nei confronti della bella poesia che ci troviamo a commentare! Non le rode, a lei, signor Castoro, sentire tali scempiaggini sulla sua ispirata e dolente lirica? Se le può essre d'aiuto, sappia che ha il mio sostegno, io l'ho trovato davvero sentita, forte e riuscita! Un saluto.
Ma andate a lavorare, mona!
Ragazzi che qualità che ha questo blog. Non conosco R. Castoro, ma devo dire che non sfigura affatto al confronto con il bel racconto di Giardina che lo precede. E vedo che anche questa volta divide i lettori! Io, in ogni caso, trovo la sua lirica stupenda. Jack.
Di bestia!!!!!
A me è piaciuto tanto, tanto.
C'è molta incertezza su qusto pianeta.
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