Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

sabato 12 febbraio 2011

Commiato

di R. Castoro

Ecco il treno dell’alba
E’ il momento di fermare il nostro tempo
Dominato da uno spazio troppo immenso
Per due corpi soli
Qual è stato il tuo merito?
Misurare la distanza fra me e la bellezza
Una fessura dove passa l’universo
Ogni pianeta in granelli di sabbia
Galassie di vento
La bellezza scivola come acqua fra le mani
Precipita obbedendo alla gravità
In fondo sempre più in fondo
Tutto il suo deposito
E’ fluidodinamica pura
In libera caduta

8 commenti:

Aristarco ha detto...

E'triste dirlo, ma queste sono proprie le opere che uccidono la letteratura e la poesia, con il loro miserabile soggettivismo autoreferenziale.

Martino ha detto...

Hai proprio ragione Aristarco, con poesie come questa, adolescenziali e piagnone, la qualità di questo blog è ai minimi storici.

Leone Sbranadivani ha detto...

Roar! Quanto ingiusti e superficiali sono questi commenti nei confronti della bella poesia che ci troviamo a commentare! Non le rode, a lei, signor Castoro, sentire tali scempiaggini sulla sua ispirata e dolente lirica? Se le può essre d'aiuto, sappia che ha il mio sostegno, io l'ho trovato davvero sentita, forte e riuscita! Un saluto.

Sior Todero Brontolon ha detto...

Ma andate a lavorare, mona!

Jack Miller ha detto...

Ragazzi che qualità che ha questo blog. Non conosco R. Castoro, ma devo dire che non sfigura affatto al confronto con il bel racconto di Giardina che lo precede. E vedo che anche questa volta divide i lettori! Io, in ogni caso, trovo la sua lirica stupenda. Jack.

Sdrugo Pol ha detto...

Di bestia!!!!!

Mauro Azzoppacavallo ha detto...

A me è piaciuto tanto, tanto.

Filottete Tassinari ha detto...

C'è molta incertezza su qusto pianeta.