Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

lunedì 16 aprile 2007

Era una notte buia e tempestosa

di M. J. Canary

Una notte tropicale. Un temporale rabbioso in una notte tropicale. La luce andò via, mentre la nostra protagonista era intenta a consumare il suo frugale pasto di piselli surgelati. Mezzi bruciacchiati, perché dimenticati sul fornello. E ora cominciamo a inquadrare la nostra protagonista e cominciamo a capire che non sarà possibile annoverarla tra le eroine. Forse tra le antieroine. Dicevamo, la nostra p. cenava, in solitaria. Decise di aprire la tenda per poter sentire meglio il rumore della pioggia battente. All’improvviso calarono le tenebre nascondendo alla vista i pallini verde-nero. La pioggia da battente si fece scrosciante. Si udiva con chiarezza un rumore come di qualcosa che sbatteva. Sicuramente le finestre della casa accanto, lasciate aperte. Il vento faceva pericolosamente turbinare le palme del giardino. Illuminate a giorno dai lampi, come flash di fotografi eccitati la notte degli oscar. Polvere di pioggia cominciò a entrare dalla zanzariera tesa. P. decise allora di tirare la tenda, che si gonfiò, come una vela ripiena di vento. Tuoni carichi di ira funesta tormentavano il cielo sopra la mangiatrice di leguminose. Vicini. Vicinissimi. Troppo vicini. La nostra p. a quel punto si decise. Recuperò la sua affezionata candela alla cannella, che stava tattica sopra alla televisione, e si recò in cucina dove a tentoni cercò l’accendino. Una flebile luce rosa diede un po’di colore all’oscurità, ma venne subito neutralizzata dalla luce esterna che illuminò l’ambiente a giorno. A quel punto si ricordò della sua fetta di pane nella grigliatrice inerte. La recuperò bruciandosi medio (falangina), indice (falangina e falangetta), mignolo (falangetta) e con pane in una mano (quella scottata) e candela nell’altra, riguadagnò il suo posto al tavolo. Era come trovarsi su una nave con vento a forza 9, e il mondo che danzava tutto attorno. Anche le ombre danzavano, al ritmo delle oscillazioni della fiamma. La bottiglia, il bicchiere, disegnavano labili fluttuanti segni grigi sulla parete. Scoppiavano i tuoni. Con fragore. Esplodevano i tuoni. Brillavano. Davano un’insolita veste al paesaggio notturno. Era come se qualche aereo stesse bombardando il vicinato. Era rumore e colore. Colore e rumore. Su un sottofondo di uniforme liquido monotono frustare. Era insolitamente fresca, la casa. Con una piacevole corrente, innaturalmente naturale. Finì la sua pietanza bicolore e recuperò la sua traballante fonte di illuminazione. Il computer era acceso sul letto, suggeva energia dalla batteria, ma la connessione internet wireless era saltata. P. si sedette a gambe incrociate di fronte al suo portatile, aprì un nuovo file e cominciò a scrivere: “Era una notte buia e tempestosa.”

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