Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

domenica 10 giugno 2007

Frammento di uno scritto mai scritto

di Norberto Giffuri

Giacevi sul divano, spossata, con un braccio celavi il volto. Io vagavo per la stanza, cauto, scostavo la tenda e fuori una primavera grigia rigava il vetro delle sue lacrime. Quando abbiamo deciso che non ci saremmo salvati a vicenda? La confidenza lasciata sul pianerottolo s'è tutta bagnata; ma non c'era posto per lei tra i libri sullo scaffale, già divisi dal primo giorno: mio, tuo, tuo, mio, questa vanità del possesso era il primo segnale della crisi. Non ci resta niente da spartire adesso. Quella sera hai scostato il braccio e mi hai guardato fissa in volto. Avevi scelto. Avevo scelto. Accendevo la televisione e mi sedevo al tuo fianco. Mancava solo un pretesto. Quando un brutto giorno ci si scopre sul palco, la verità è semplice, lo sappiamo, non si recita l'amore, non è onesto, non vedi l'ora che cali il sipario.
Ritrovare oggi, precipiti i tuoi riccioli come una cascata dal lembo di un lenzuolo, nel ricordo...e pensare che con le dita ho sceso di quei riccioli la spirale tante volte da perdere il conto...sei al mio fianco, le miei mani ti cercano ma non trovano che aria.

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