Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

lunedì 19 luglio 2010

Due diaframmi - ultima parte

di Ezechiele Lupo

Peter era per Diana come un diaframma: lo apriva, lo chiudeva per far passare molta o poca luce attraverso di lui. Decideva lei se Peter dovesse darle un’immagine della cose chiara o scura. Peter aveva impressioni, e Diana sapeva quanta luce serviva a Peter per imprimere l’immagine che lei desiderava. Peter e Diana ottenevano il meglio da se stessi: lui declinava la vita in base all’oggettività di lei; Diana orientava le proprie scelte attraverso le linee con cui Peter delimitava ciò che del mondo era davvero importante sapere, ciò che della realtà era davvero possibile conoscere, ciò che avrebbe condotto indefessamente all’identità delle cose. Diana e Peter erano alternativamente lo specchio e la sua cornice: e lo specchio rifletteva le responsabilità che li univa.

E il tramonto si mutò in acqua. E il pane era già sulla tavola pronta, ma nessuno si sedeva. Gli amici non arrivavano. La doppia coppia ospite a casa di Peter non accennava a presentarsi. Peter si siede sulla poltrona di fronte alla finestra, riprende la lettura di Quella sera dorata:

‹‹Cosa avete visto?›› aggiunse accennando agli opuscoli.
‹‹Il balletto››.
‹‹Com’era?››
‹‹Bellissimo››.
p. 299


Diana torna in cucina e prepara la macchina fotografica: monta l’obiettivo, stabilisce i tempi di esposizione, guarda fuori dalla porta e scorge lo schienale della poltrona con la testa di Peter che spunta nera sull’arancione che ha invaso la stanza. La pioggia batte sul tetto, mentre le nuvole otturano l’orizzonte.
Peter si accende un’altra sigaretta e continua a leggere. Non ci sono rumori in casa, ma in lontananza forse qualcuno suona male la chitarra. E’ una canzone spagnola, difficile stabilire cosa sia.
Diana entra nella sala e sceglie un cd dalla libreria. Accende l’amplificatore: le lucine si illuminano come prendendo la rincorsa, in progressione, come i controlli di un treno ad alta velocità. Partono le prime note. Peter alza la testa e si volta.
‹‹Che vuoi fare? ballare?›› chiede Diana sorridendo.
‹‹Mah… veramente si potrebbe fare. Ma una canzone e basta››.
‹‹Basterà una canzone. Dai vieni››.
Peter si alza dalla poltrona, spegne la sigaretta e poggia Quella sera dorata col testo aperto e rivolto sul tavolino. Si avvicina a Diana e la prende per la vita, la stringe a sé; lei lo abbraccia e si mette ad oscillare. E oscillano così per un po’. Poi lei si stacca e lo guarda: Peter sorride mentre Diana accenna un pezzettino della canzone, così tra le labbra, senza quasi produrre suoni:

…but I guess I’ve taken quite enough…

Poi gli si getta contro, lo stringe e ridono, ridono un bel po’. Poi Diana si ferma, si fa seria e dice: ‹‹Ok Peter, ora mettiamoci più a destra, ché la luce è migliore››. Peter si sposta, si fa condurre.
‹‹Adesso abbracciami come prima, ma cerca di non coprire il tuo viso con il mio. Ok così. Va bene così, pensa di insegnarmi a ballare, ma cerca di non essere supponente: hai una faccia pessima quando fai il supponente››.
‹‹Ok… va bene così? Sì ma tu togliti quei capelli dalla guancia… ok perfetto››.
‹‹Ok perfetto ci siamo: tre, due, uno…››
Ecco il diaframma che si apre e si chiude, parte il flash che già è arrivato, il rullino scorre e la macchina si ricarica.
* * *
‹‹Sei stato bravissimo, amore mio: sei un fenomeno››. Dice Diana appena riesce ad avere a portata di voce l’orecchio del dott. Falance, che ora siede finalmente al suo fianco al tavolo d’onore riservato ai premiati della serata.
‹‹Dici? Non lo so… forse dovevo essere un po’ simpatico. I discorsi dei premiati di solito sono più ironici. E’ che non riesco mai ad uscire dal mio ruolo: ho fatto anche stasera una piccola lezione in fondo››. Risponde il dott. Falance, appena omaggiato dell’Accademia come miglior medico dell’anno per quanto riguarda la disciplina.
‹‹No, no, sei stato perfetto amore mio. Non hai cercato nemmeno un secondo di catturare l’uditorio: non hai ammiccato. Hai fatto il medico e l’accademico: è giusto così. Un discorso bellissimo. Vedrai, ho scattato centinaia di foto››.
‹‹Dott. Falance, dia retta alla sua bella compagna: è stato il discorso migliore, il suo. Breve, ricco e profondo, oserei dire palingenetico››. Interviene un commensale, un altro medico, collega anziano del dott. Falance.
‹‹Sì, la ringrazio molto: visti questi importanti attestati di stima non posso che rassegnarmi ad accettare l’idea che abbia scritto un bel discorso. Mi rassegnerò››. Gli occupanti del rotondo tavolo accennano una composta ma fieramente convinta risata.
Sorseggiando un prosecco, un altro dei colleghi anziani di Falance stava ribadendo l’apprezzamento per la professionalità del protagonista della serata: ‹‹Caro Falance, lei è troppo insicuro per essere il medico che è: a vederla fare qualsiasi cosa che non sia collegata al suo lavoro, si direbbe che lei è un uomo senza qualità. Invece è il medico migliore che la disciplina abbia mai avuto, e il suo valore lo si ravvisa in ogni momento, in qualsiasi istante lei abbia a che fare con la disciplina: come questa sera››.
I piatti e le portate si susseguono e l’ilarità dei commensali cresce. Diana continua ad accarezzare la mano del dott. Falance e lui non perde occasione per sorriderle o baciarla. Ad un tratto, mentre tocca al sorbetto spezzare la cena tra carne e pesce, il dott. Falance dice a Diana: ‹‹Ah amore, mi stavo per dimenticare di dirti una cosa che è accaduta oggi: indovina chi è passato al mio studio?››
Diana lo guarda curiosa ma totalmente ignara, attendendo che sia lui a parlare, come si fa in questi casi. E infatti Falance spiega: ‹‹Oggi pomeriggio, poco prima che uscissi, la signorina Dalay mi ha chiesto se potevo far passare una persona senza appuntamento: beh sai chi era? Era Peter Dameron… lo scrittore, sì proprio lui››.
Diana fissa il dott. Falance per qualche istante: oltre la testa di Falance, Diana, come in una foto ingrandita migliaia di volte e per questo sgranata, sviluppa il viso, irriconoscibile per tutti ma non per lei, del suo vecchio amico Peter. Peter Dameron, lo scrittore. Per un attimo Diana ripensa alla città e alla casa di Peter, alle fotografie della sua ex, alla rissa in pasticceria, alle passeggiate in centro: alle macchine fotografiche che ha rotto cercando di adattare la propria ottica a quella di Peter.
‹‹E perché è venuto da te? Non sarà malato, vero? Amore mio dimmi che sta bene››.
‹‹Diana, non so se sta bene: abbiamo solo parlato cinque minuti. Non mi ha chiesto esplicitamente un appuntamento, però non so… forse si aspettava che glielo consigliassi. Comunque ti rendi conto? Peter Dameron nel mio studio: uno dei miei scrittori preferiti››.
‹‹Io lo conoscevo bene Peter Dameron››. Dice sorridendo Diana. Il dott. Falance spalanca gli occhi, finisce velocemente di sciogliere in bocca il sorbetto, si passa il tovagliolo sulla bocca e dichiara agitato: ‹‹E non me l’hai mai detto? Ma ho tutti i suoi libri… perché non me l’hai mai detto? Ma quando vi siete conosciuti, da quanto non vi vedete? Devi raccontarmi tutto, amore, tutto››.
‹‹Sì, sì stai calmo – lo tranquillizza Diana carezzandogli la guancia – ti racconterò tutto. Peter…››
‹‹Lo chiami addirittura Peter… ma allora avevate tanta confidenza. Oddio, non ci posso credere: lui è uno dei miei idoli, Diana…›› la interrompe il dott. Falance sbigottito, incuriosito e divertito.
Il dott. Falance vuole sapere tutto della storia di Peter e Diana: di come Peter e Diana si sono trovati e hanno trascorso gli anni migliori della loro vita, seguendo con i polpastrelli i bordi delle loro personalità, acuendo la loro sensibilità e portandoli a definire la loro identità.
Fine


11 commenti:

Ulderico ha detto...

C'è palpito,c'è forza nelle tue parole fratello, fai spiccare il volo ai mufloni, spacchi il culo ale murene.

Leone Sbranadivani ha detto...

Hai ragione caro Ulderico, cè forza in questo racconto, tanta forza, quella che potrebbe avere un leone come me. Roooar! Caro lupo, lei è una gran bella bestia. Lei se vuole sa sfoderare gli artigli. Anche se il vero predatore rimango sempre io.

Sandrino Avvitatorrone ha detto...

Mi permetta una domanduzza, gentile Lupo, ma il Dottor Falance è forse ispirato a qualcuno realmente esistente? La ringrazio per l delucidazioni, che sono certo, non tarderanno a venire. Con grandissima stima. A presto. Sandrino.

Mehmet Leccamerli ha detto...

Anche io avrei voluto fare la stessa domanda, ma non mi azzardavo. La prego, caro Lpo, estingua la sete della nostra curiosità. Con l'occasione le faccio i miei compimenti, anche se onestamente devo confidarle che Giffuri è più bravo di lei, ma sarebbe lungo lungo da spiegare e quindi...vabbeh, lasciamo perdere. Attendo le sue risposte.

R. Castoro ha detto...

Tralasciando le consuete facezie dei buontemponi che mi hanno preceduto, t comunico caro Ezechiele che anche a molto questo racconto è piaciuto e non poco. Tuttavia mi piacerebe sapere anche me se e cosa c'è di autobiografico. A presto.

R. Castoro ha detto...

Caso di omonimia, se non di identità rubata. il primo, se non autentico, R. Castoro commenta in ben altra maniera.

Asincheraglia ha detto...

Incomincia a diventare davvero insopportabile questo malcostume di rubare l'identità altrui tra i commenti di questo blog. Ne sono abbastanza indignato. Spero che questa cosa finisca al più presto. Questo non giova affatto alla serena comprensione del bellissimo racconto di Ezechiele Lupo. Ad maiora.

Arnoldo Strizzabubbone ha detto...

Anche io ho trovato davvero ficcante il racconto di Lupo Ezechiele e tutto desidero, tranne che l'emozione che lascia in qualunque lettore d'animo gentile e rafinato temperamento, si disperda leggendo questi commenti stupidotti.

Norberto Giffuri ha detto...

Caro Castoro, questa storia del furto d'dentità è vecchia e annosa. Anche io ne sono stato vittima tempo fa'. Sarà il caldo di luglio che da alla testa a certi buontemponi e li porta a compiere queste burle tutt'altro che esilaranti. Ma a noi amanti della buona letteratura gli scherzetti di questi quattro fessacchiotti non ci fanno nulla. Quindi buona lettura ancora a tutti.

Herbert Succhiacazzi ha detto...

Vi consiglierei di trovarvi una qualsiasi femmina. E poi di visitare questo blog http://nellacoloniapenale.splinder.com/post/6770019#comment

Anonimo ha detto...

pirla