Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

venerdì 1 giugno 2007

Il peso della memoria

di Paco Zazzaroni

C'era un colle nella mia infanzia
Dove pascevo pomeriggi intrecciando
Steli di segale
Misuravo incantato
D'un solingo cipresso
L'ombra al vespro
Il futuro era soltanto
Il giorno appresso

Salendolo oggi, con passo diverso
M'opprime una smisurata nostalgia
Come sono aguzze le schegge del ricordo!
Come rapida si smorza del cuore ogni euforia!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

il solito inflazionato tema del ricordo...buona la "sonorità", la lirica scivola via con una certa armonia...ma sembra mancare di forza, come se non fosse sostenuta da un'intima convinzione dell'autore...

Anonimo ha detto...

No dai a me la poesia piace molto. Il tema del ricordo è un po' difficile, ma è sempre un classico. L'autore cosa dice?

Anonimo ha detto...

L'autore tace.

Anonimo ha detto...

non si pone la questione della tematica inflazionata: altrimenti non si spiegherebbe come nel 2007 si scrivono poesie d'amore (il fatto è che ci sono forze dentro l'uomo, dentro l'uomo di ogni tempo, che possono modularsi diversamente, pur mantendo vergine l'istanza sorgiva)

ciò che non funziona della poesia è la scelta formale di abbracciare - in parte - una via tradizionale, scelta che si evidenzia nell'uso di un linguaggio un po' retro - si faccia attenzione, ciò che non va, credo, è l'accostamento di lessemi troppo diversi per orientamento (d'un solingo cipresso, su tutto) che determinano alcune incongruenze nel tono, e una struttura ritmica e metrica incerta

tutto qui; è molto difficile bilanciare il proprio lessico, senza volgerlo nel pozzo di una tradizione datata o nella dispersione della quotidianità: nella lirica, diceva Alfieri, la forma è tutto

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