Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

domenica 11 aprile 2010

Alla periferia - parte seconda

di Norberto Giffuri

Dieci minuti più tardi mi ritrovo a camminare lungo una di quelle strade che tagliano la campagna a sud di Milano. Quelle strade cinte da fossati che corrono al limitare della periferia, eternamente minacciate dal cemento dei meno abbienti. Il cemento di quei palazzi monolitici che evaporano alienazione da ogni uscio, un grigio cemento lontano dalla città che conta, lontano dalle guglie del duomo, dalle vetrine della moda, dalle cose luccicanti e zuccherate di denaro e potere. Procedo nel silenzio, fideisticamente convinto delle mie capacità motorie. Per quanto possa allontanarmi -penso tra me e me- la notte sarà abbastanza clemente da concedermi il ritorno.
D'un tratto mi accorgo che ad un centinaio di metri alla mia destra vi è tutto un brulicare di luci colorate: una discoteca all'aperto scaglia verso il cielo i suoi decibel e la sua luccicanza. Scendo lungo l'argine, con cautela salto un rivolo di acqua non proprio cristallina e prendo la via dei campi, in direzione della movida. Giungo in piazzale polveroso pieno d'auto e nient'altro.

“Ehi tu!”
Un esemplare di buttafuori mi chiama dall'alto dei suoi due metri scarsi conditi di cuffietta e occhiali da sole più notturni di un pezzo di Chopin.
“Dici a me?”
“Sì. Devi pagare.”
“Pagare cosa?”
“Devi pagare il parcheggio.”
“Io non ho parcheggiato”
“Cazzo dici?”
“Sono a piedi, sono arrivato a piedi...”
“Prendi per il culo?”
“No signore, dico davvero....arrivo a piedi dalla campagna.” - Avrei voluto aggiungere “Non mi faccia del male” ma non volevo caricare di patetismo la situazione. Non ho mai amato Dickens.
“Senti, non ho tempo da perdere.”

Resto in silenzio, immobile. Con gli orsi dicono che funziona. Funziona anche con i Tirannosaurus Rex, l'ho imparato dalla produzione hollywoodiana sui dinosauri.
L'energumeno avanza e mi piazza il mento più o meno all'altezza del capello che mi più mi sporge dalla nuca. Mi sa che non funziona.
“ Paga e basta.”
“Uh, mi ha convinto.”
“Mmm?”
Tiro fuori cinque euro dalla tasca e li dondolo mollemente. Vengono subito inglobati nella mano dell'enorme creatura.
“Dico, mi ha convito.” Mi allontano due passi. “Lei è davvero un maschio alfa, davvero, fatto e finito e svezzato...davvero..”
Mentre il buttafuori ragiona sull'ultima frase mi dileguo tra due suv che offrono un nascondiglio degno della loro mole.

(continua)

1 commento:

Anonimo ha detto...

ahah grandissimo!