Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

lunedì 17 gennaio 2011

Il dottore - seconda parte

di Norberto Giffuri

Lui siede in quello che appare come uno studio, su una poltrona di pelle. Lo studio è ricavato nell'angolo di un salone luminoso, dal soffitto alto. Lo vedo armeggiare attorno al pc, leggere e scarabocchiare delle carte. Si alza e osserva silenzioso dalla finestra che dà verso il prato del maneggio. Si risiede, muove il mouse avanti e indietro, regolare come un pendolo. Afferra il mouse, soffia in prossimità della rotella di scorrimento. Si alza di nuovo, prende un cacciavite da un cassettone. Smonta il mouse. Ci soffia dentro, tre volte. Rimonta il mouse, lo prova. Ripone il cacciavite nella posizione di partenza. Tamburella sulla tastiera. Prende di nuovo il cacciavite, lo usa per aprire lo sportello delle batterie della tastiera. Esce dalla stanza. Rientra con un paio di pile ministilo in mano. Sostituisce le pile. Tamburella nuovamente sulla tastiera. Appoggia il piede sinistro alla gamba anteriore sinistra della scrivania. Il piede si batte ritmicamente sul legno, un tempo lento, un battito ogni tre secondi. Distoglie l'attenzione dal monitor del pc e sfoglia The Observer per qualche minuto. Non si sofferma su alcuna pagina in particolare. Poi arrotola la rivista e la usa come se fosse un cannocchiale, puntando verso il maneggio. Ridacchia, appoggia The Observer sulla scrivania e prende un panno dal cassettone. Pulisce il monitor, la tastiera, il mouse e un fermacarte di bronzo raffigurante un cavallo. Dunque esce dalla stanza. Rientra con un album fotografico in mano. Scorre pagina dopo pagina, lentamente. La carta velina protettiva fruscia tra le sue dita. Appunta qualcosa su un post-it e lo incolla nell'album. Ripete l'operazione sette volte. Poi torna al pc, il mouse continua il suo moto regolare. Prende un palmare e telefona. Lo sento discutere di un comodino da acquistare per la camera da letto. Dice di riferire all'artista che lo paga giusto quanto vale e di non fare la fighetta. Enfasi sul termine “artista” e su “fighetta”. Riattacca e si siede di fronte alla finestra. Prende un pacchetto di Marlboro dalla tasca dei pantaloni e uno zippo dalla scrivania. Fuma osservando il maneggio. Il palmare squilla, rifiuta la chiamata.

(continua)

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