Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

mercoledì 2 febbraio 2011

E-Mails

di Massimo Giardina

Adesso lo so, ma ne ero certo, le mie e-mail non le sono mai arrivate. Sono di nuovo tutte qui, nella memoria, nei miei cassetti, perchè lei non le leggesse e io gliene parlassi…
La prima Mail era il paesaggio, lo sfondo, descritto da un qualunque punto di vista: “…Stamattina il cielo è coperto, fino a qualche ora fa pioveva insistentemente, ora la strada è bagnata ai margini e visti da casa mia i palazzi hanno l’altezza dei monumenti. Due piani più sotto un mio amico sta osservando le stesse cose: le macchine che passano, i lampioni che saltano e i cancelli che c’hanno inghiottito, nelle carceri e le fabbriche dell’ozio”.
La seconda Mail era nel freddo, sepolta dalla neve, tanto che mi costrinse a coprirmi meglio: “…Il mio cuore è il tuo cuore e le mie tempie sono il tuo tempio. Ti ho sposata come volevi, tra lamenti e sciagure. Il giardino della chiesa era addobbato a lutto, mi hai portato all’altare truccato di spine, vestito di piume, perchè fossi per la vita, il più affascinante degl’insonni che dormono senza sonno”.
La terza Mail era all’essenza, mi rivelava, così com’ero in quel momento: “…Amore mio, il passato preme, grava sul presente che simula se stesso. Avatar dio sumero, mi ha innalzato alla perfezione: sarà sempre come vorrò che sia, sempre come non vorrò che non sia. Resterò piegato su di me, sarò stupendo, estetico. Mi spaccherò dentro, per lasciarti fuori”.
La quarta Mail era intuizioni, m’invitava a superarmi e a liberarmi: “…E’ già da un pezzo che tengo sotto tiro l’alcolista, ma preferisco non ucciderlo ancora, solo ieri ho fatto fuori l’introverso e il comunista. Quindi non gli sparerò finchè tu non verrai, finchè non mi dirai che non è necessario che io ritorni. Lo sai benissimo che è colpa mia se non ha più senso, se non c’è letteratura, se ho un cancro nei ricordi e se del tempo che stiamo vivendo, non se n’era ancora sentito parlare”.
La quinta Mail era il coraggio, rese da lì in poi intenso ogni mio gesto: “…Vedi? Non mi curo più di me, non ho paura dei divieti. Ora posso seguirti ovunque, descriverti come vecchia e bambina, trapassarti nei pensieri. Posso leggerti e impararne, parlarti di nostro figlio ancor prima che nasca, strappartelo dal seno inevitabilmente, per farne un bastardo di due madri”.
La sesta Mail era appunti sparsi, che confluirono nella mia poesia più grande: “…Stanotte il parcheggio della discoteca è affollato di carovane, i ragazzi e le ragazze indossano abiti dimessi. Si comincia a ballare già prima dell’ingresso, la musica house ha tempi folk e ogni compagnia è come un’egira di profeti. Manchi solo tu stanotte, perchè hai deciso di non venire, perchè continui a rimanere da sola in casa?”.
La settima Mail era negli archivi del tribunale, era la mia condanna in atti: “…Per non essere stato capace di amarti, per averti lasciata in compagnia del tuo nemico, per aver permesso che t’incrociasse al muro, per non averti soccorsa dalla noia e per non aver asciugato il sudore che ti scendeva dalla fronte. Io mi condanno alla disperazione e alla solitudine, a una faccia triste e offesa e a pallide e insignificanti poesie”.
L’ottava Mail era durante la guerra, quando a un tratto sospesero i bombardamenti: “…Carissima, qui è ormai primavera. A casa mia mancano soffitto e pavimento, non resistono che le pareti. Mi ha scritto quel mio amico del quale ti avevo parlato, lui è sempre più convinto che non sia poi così necessaria una risoluzione del conflitto. Due piani più sotto le cose non gli vanno malissimo: nel suo computer non ci sono virus, il televisore è funzionante e la radio manda ancora la sua musica preferita. Da te invece continuo a non ricevere notizie, spero solo che tu stia bene e che fuori di te siano ancora in grado di mantenere la pace”.
La nona Mail era la sintesi, l’ennesimo confronto, con lei e con la prepotenza della realtà: “…Vorrei ridere, dimenticarti, ma non ci riesco. Ultimamente credo di aver capito alcune verità fondamentali: l’umanità è matematiche scomposte, ho letto pochissima narrativa moderna, a un sorriso corrisponde un sorriso, lo schiavo pasce il padrone e il padrone vola, privo di gravità nella storia, neutro e assente nel tempo”.
La decima Mail era l’ultima e l’ultima Mail era la sua ultima parte: “…E poi a questo punto sono riuscito a smettere con molte cose: ho smesso di tirare la gonna a mia madre e ho smesso di farmi pestare da mio padre, ho smesso di sollevare il braccio sinistro con il pugno chiuso e quello destro con la mano aperta, ho smesso di bere e ho smesso di mangiare, ho smesso d’essere il migliore e ho smesso d’essere il peggiore.
Quindi non mi sarà difficile smettere di scriverti, non mi sarà difficile smettere di scriv...

41 commenti:

Laura ha detto...

Ecco un testo che inevitabilmente porta un'ignara lettrice ad appassionarsi dello scrittore in quanto uomo,una volta adorato le sue parole.
Ringrazio tanto Lou Sexton per avermi suggerito questa lettura e saluto con stima l'autore!

Laura, maestra elementrare

Jack Miller ha detto...

Qui si vola veramente alto. Mai visto un tale ritmo, una tale fluidità, è come se tra la mente dell'autore e la sua parola ci fosse uno spazio che filtra tutti gli entusiasmi e lascia trasparire nel verbo solo ciò che di più puro c'è nei sentimenti che racconta.
Ogni frase pare che inizi come una banalità e poi ecco che s'innalza e quando arrivi al punto, rimane tutto come sospeso.
Non so dire altro, complimenti

Vincenzo ha detto...

"Quindi non mi sarà difficile smettere di scriverti, non mi sarà difficile smettere di scriv..."
io posso anche limitarmi a questo per dire che è geniale, una chiusa sulla quale si potrebbero immaginarsi quadri dechirichiani!
Aveva ragione l'amica Lou Sexton, l'introduzione a questo autore mi ha travolto!

Cari saluti a Massimo ed ai ragazzi del blog ospitante

Aristarco ha detto...

Parafrasando Jack Miller, a me pare che ogni frase inizi con una banalità per poi diventare anche peggio. Insomma, penso che non basti una piccola nausea dell’anima per suscitare l’interesse di chi legge. Non perché i lettori siano una cosa da conquistare – anche se di conquista in vari modi si può parlare – ma perché in questo componimento manca il senso della comunicazione. E senza comunicazione le parole sono morte. Queste sono parole morte perché pretendono, imitano e alludono al nulla dei luoghi comuni.

Diego Ruozzi ha detto...

Costruzioni stilistiche 0%, innovazione 100%!
Devo fare i miei più vivi complimenti a questo ragazzo, ha alterato i fluidi stagnanti della mia senilità, mi sono emozionato. Un linguaggio universale, che non segue trame, perchè la vita, pensarla dall'alto dei 60 anni ad esempio non ha trame, ma è un miscuglio di immagini. In questo racconto c'è il misticismo, c'è il paesaggio, c'è la metereologia, c'è la psicologia. Un racconto che non ha la pretesa di raccontare nulla, ma che allo sguardo attento racconta così tanti dettagli- ponti, mari, città, popoli ed amori.
Davvero emozionante

Paul Auster ha detto...

Meteorismo soprattutto.

Giuly ha detto...

Mi ha colpito quello che ha notato anche Jack, come iniziano e finiscono le frasi, è come se tutto fosse davvero un fluido, una cosa che allo scrittore è dettato da qualcosa di superiore ed estraneo da se', lui parla e la narrazione non ha punti di congiunzione, ecco perché è completa. Bravissimo per me!

Jack Miller ha detto...

AriSterco, ma che c'è amico, si è sconvolto il tuo mondo da "introduzione- svolgimento- finale"?
Comunque, ho detto il contrario di quello che dici.

S. Baricchi ha detto...

Non capisco come questo racconto sia finito qui. Ne sentiremo parlare tra cent'anni.
Ora come ora rassegnamoci ai giudizi di signori come Aristarco ed a racconti che sembrano sceneggiature di telenovele boliviane o padane di bassa lega.

Coyote Ugly ha detto...

Per fortuna che fra cent'anni sarò bello che morto.

Anonimo ha detto...

Come direbbe Paul Auster: "Trovo aberrante scambiare per letteratura i movimenti intestinali di un fallito".

rina xhihani ha detto...

Cio che io invece trovo aberrante è la gente dall'animo angusto, che spinta da chissà quale frustrazione personale, giudica un perfetto sconosciuto invece di parlare solo ed esclusivamente del racconto.

Sofia Giordano ha detto...

Premettendo che molti commenti mi sembrano davvero di pessimo gusto, devo dire che il racconto è buono ma a tratti faccio fatica a comprenderlo del tutto: appare ovvio che ogni dettaglio è il risultato dell'esperienza diluita nel tempo, per questo avrei bisogno e piacere di leggere altro dell'autore. :)

S. Baricchi ha detto...

Sì Coyote Ugly, per fortuna che sarai morto, per fortuna che tutti muoiono prima o poi, così gli scrittori hanno dalla storia il riconoscimento che non avranno mai in vita dai loro contemporanei. Succede sempre così.
Ora vai a farti una segha e leggiti "Il dottore"

Il giudice sul mulo ha detto...

Con piacere constatiamo dalla redazione de "Il giudice sul mulo" che il racconto pubblicato ha suscitato subito questo importante dibattito. Come sempre invitiamo tuttavia ad usare un linguaggio scevro da volgarità ("sega" non va bene, "masturbazione" sì).
Le opinioni dure non ci spaventano, i giudizi tranchant sono legittimi tanto quanto i tentativi di analisi più sofisticata: i lettori-scrittori sapranno sicuramente trarre forza dalle proprie "opere" e farne corazza emotiva spessa e dirimente. Ricordiamo comunque di rispettare l'Autore, tutti gli Autori, di concentrarsi sui testi e sul linguaggio, sull'ispirazione e, se possibile, sul valore, il testo, il mondo.

S. Baricchi ha detto...

Chiedo scusa all'autore e ai lettori per la bassezza del mio ultimo commento. Mi sono fatto prendere dalla rabbia del momento. Non si ripeterà!

Leona Sbranadivani ha detto...

Tirato in ballo a mio insaputa nel post precedente, ritorno, con balzo felino, al centro del dibattito, ma non per rigettare con voce ruggente le accuse di indigenza spirituale rivoltemi (ma che sarà poi mai st'indigenza spirituale?), bensi per dire la mia su questo racconto.
Ho letto la prima metà, lo ammetto, pensando tra me e me: ma cos'è questo frullato di epistole telematiche tanto pretenzioso e dal linguaggio così levigatamente forbito? Poi procedendo nella lettura mi sono accorto che tutto tornava, che i molti simboli si inquadravano in un disegno unitario e che la metafora generale era chiarissma.
Rimane un dubbio su questa prosa poetica, troppo poetica che sembra dissolvere ogni narrazione, ogni fabula in un lirismo incantevole sì, ma decisamente anti-narrativo.
In ogni caso l'autore è da tener d'occhio, si vede che ne ha di stoffa e credo ci potremo aspettare da lì altri gioellini di questa o maggiore caratura. E ve lo dice uno che quando individua le caratteristiche di una preda, non se la lascia sfuggire.

p.s. Per rispondere a uno degli anonimi del post precdente: il racconto di Giffuri era stupendo, degno di Carver, con un epos minimale che sottendeva uno sguardo lucidissimo ed etico sulla realtà patinata di questi giorni.

Pietro Paolo Pirlis ha detto...

Caro Giudice,

quanta saggezza, senno e buon senso nelle sue parole. E quanta bassezza in certi commenti, di taluni lettori. E ingiustificati poi! Dato che il racconto che ci troviamo qui a commentare - concordo con Laura - è prova di indiscutibile, incontrovertibile, innegabile ed incommensurabile ingegno! Che un autore ancora in erba possa giungere a tali altezze e intensità di scrittura è prodiogioso ed incredibile...Spero presto di leggere nuove manifestazioni del suo sterminato talento.

Jack Miller ha detto...

Riletto il racconto a distanza di giorni e dopo le osservazioni di alcuni commentatori, devo dire che ho in parte modificato il mio giudizio. Il racconto è un interessante tentativo, ma alcune scelte sono un po' troppo naif, denotano ingenuità, astratezza, meriterebbero di essere approfondite. Comunque dato che l'autore ha spessore non dubito che riuscirà a crescere artisticamente in futuro. Quidi ancora complimenti. Jack

Sandrino Stomachevoli ha detto...

Decisamente decisamente sopravvalutato.

Mario Rossi ha detto...

Il vero Paul Auster, scrittore massimo di questo primo scorcio del XXI secolo disaprovverebbe i commenti fatti a suo nome.

Valeria ha detto...

Eeeee, che dibattito!
L'ho letto due volte. Devo dire che faccio fatica ovviamente a comprenderlo, è impegnativo, ma posso dire che emoziona. Una cosa certamente ho colto (forse per deformazione professionale) la struttura che ha usato, delle finte mail, per incanalare un monologo narrativo è davvero azzeccata.

Saluti

Jack Miller ha detto...

C'è un jack miller fasullo, o per meglio dire uno dei tanti IO confusi del gestore di questo blog ha usurpato il mio pseudonimo. Bella raga!

Santuzzo Suntuosi ha detto...

?Jack Miller, vero o fasullo che tu sia (e ammesso che le due cose non coincidano) prima di lanciare strali nei confronti del gestore del blog che ti e ci ospita io mi sciacquerei la bocca. Che ne sai tu se si tratta di un io del gestore del blog o di un altro io di passaggio o di un io dei tuoi amichetti che fanno commenti un po' volgarotti? O forse qui l'unico vero Io che conta è il tuo, che sentendosi offesso si inorgoglisce e s'ingrandisce fino a sentirsi in diritto di insultare a casaccio? Riflettici.

R. Castoro ha detto...

Jack Miller, non prendertela con il gestore del sito, anche a me hanno rubato più volte l'identità. Forse è qualcosa di connaturato profondamente alla natura del mezzo che stiamo utilizzato (internet) di certo è molto fastidioso. Gli amici del Giudice hanno tra i loro frequentatore uno o più buontemponi che si divertono con queste facezie decisamente puerili. Ma noi rimaniamo sul merito, sul pezzo, come peraltro ci consiglia lo stesso Giudice. Ad maiora.

Sdrugo Pol ha detto...

Grande Massimo, il tuo racconto è potenza pura!

Tom Grattaporcello ha detto...

Condivido di brutto l osservazioni entusiastiche dei commentatori precdenti! Qui siamo davanti, e giù tanto di capello, di fronte a un piccolo grande capolavoro. Rispetto, fratelli, rispetto: questo autore farà strada, date retta a uno che se ne intende.

Matusalem Paguri ha detto...

Qui si pratica il brutto vizo di incensare qualcuno solo per poche righe, interessanti sì, ma non sufficienti a valutare pienamente un autore. Quanto poi alle metafore "intestinali" usate da qualcuno...direi che servono a farci capire a quale delle famose fasi di sviluppo previste da Freud è rimasto. E ho detto tutto. A presto.

Alessandro Iori ha detto...

Salve,
la disputa sotto questo racconto mi fa ricordare quando si era un po' più giovani e discutere delle letture con gli amici diventava una questione di vita o di morte, è bello.
Quanto a me, riguardo a questo racconto userò tre S:
Semplice, serio, sentito.

A presto

Laura ha detto...

Hai ragione caro Alessandro: questa disputa ci riporta ai radiosi ed ingenui giorni della nostra gioventù, a passioni che abbiamo dentro di noi, che anche se sembrano sopite, non si spengono mai.

Gogo Bondello ha detto...

scusate non ero ancora riuscito a leggere il racconto. Ora che l'ho letto posso dirlo: fenomenale! davvero. Un piccolo gioiello. Faccio i complimenti all'amico Massimo.

Jack Bestione ha detto...

x Matusalem Paguri: qui non c'è nessuno che incensa nessuno, c'è solo il sentito omaggio a un racconto che ci è piaciuto moltissimo a tutti. Cerchiamo di evitare inutili snobbismi. Oh yes!
Bella, un saluto a tutta la gente che come me si è intrippata con questo fantatisco blog. Jack.

Alfred Coccobello ha detto...

Beh, di fronte a un racconto che così tanto ci ha emozionato, che tante ed accese (fin troppo!) dispute ha suscitato, mi domando perchè ancor l'autore taccia e non corra invece in nostro aiuto per meglio comprender la sua assai ispirata opera. Ci da lumi caro Massimo? Come forse già la sollecitava Sofia Giordano ci da qualche chiave che ci aiuti a disvelar l'arcano avvolto tra le spire della sua sapiente prosa?? La ringrazio sentitamente. Alfred.

Paolo ha detto...

"la struttura che ha usato, delle finte mail, per incanalare un monologo narrativo è davvero azzeccata".
Credo che nessuno meglio dell'amica Valeria abbia colto l'intrinseca genialità di questo testo. L'idea di partenza è davvero potente.
Rimaniamo in attesa di altri racconti allo stesso livello da parte dell'autore.
Buon pomeriggio a tutti.

Johnny Valsugana ha detto...

Questo racconto spacca, spacca di bruttto!!!

Santi Licheni ha detto...

Ma lei, caro Noberto Giffuri, perchè in tutt ciò tace e non partecipa a questo nostro forum letterario? Ordunque ci degni del suo sempre dirimente parere. Un saluto a tutti e buona serata.

Mattia ha detto...

"..penso che non basti una piccola nausea dell’anima per suscitare l’interesse di chi legge..." Aristerco ma chi ti credi di essrre? A me dai la nausea tu...signor Giudice, ma gente così non dovrevbbe essre bandita da questo sito? Io pensavo che questo sito - per quel poco che lo conosco - fosse un tempio della buona letteratura e non un ricettacolo dei peggio cafoni del web. Vi ringrazio.

Romeo Peppereo ha detto...

Mi unisco a quanto detto da Alessandro e Laura: è davvero un piacere vedere quando la letteratura è ancora fonte di dibattito, passione, partecipazione collettiva. Almeno questo il berlusconismo non ce l'ha portato via e non ce lo porterà via mai. Un sentito ringraziamento a tutti quelli che hanno partecipato a questo bellissimo scambio di idee. Lunga vita al Giudice sul Mulo! E a tutti noi.

Luca Morini ha detto...

Coyote Ugly ma perchè non ne te ne torni nel deserto del New Mexico a latrare le tue imbecillita a ranger pieni di birra e hamburger di passaggio? Qui si fa cultura, dubito che tu sappia cosa sia. Poi se devo dirti la verità più che un coyote mi sembri uno sciacallo pronto a buttarti a babbo morto sull'operato altrui con saccenza pari sola alla tua volgarità. Non possiamo derattizzare questo sito, che sarebbe bello, se certi topacci di fogna non lo insozzassero con il loro sidiciume?? Grazie.

Michele Medici ha detto...

Anch'io condivido l'osservazione di milady magnifica Vale!
Chi mi conosce sa che sono un fanatico dell'analisi del testo, quindi mi si permetta di procedere:
"perchè lei non le leggesse e IO GLIENE PARLASSI"- queste parole che non sono mai state dette, in verità sono una presa di coscienza dell'autore, di dover rivolgere finalmente, nell'atto finale in cui "si può smettere con tutto", uno sguardo al percorso di vita.
"il paesaggio descritto da un qualunque punto di vista"- un suggerimento insito in queste parole di non attenderci un paesaggio come rappresentazione della bellezza, ma come un luogo soggettivo dal quale si sta osservando (rimembrando) una giornata qualsiasi che in verità è LA giornata.
"fabbriche dell'ozio"- no comment!
"truccato di spine, vestito di piume"- un messia ridicolo. geniale!
"la seconda mail era nel freddo, la terza mail era nell'essenza"- le mail sembrano significare un susseguirsi di stagioni o stati d'animo, o attimi di lucidià. sono una scansione disordinata del tempo.
"è colpa mia se del tempo che stiamo vivendo non se n'era ancora sentito parlare"- l'apice di quella confessione/narrazione di un TEMPO che si mescola continuamente, tempo narrativo, tempo immaginario e tempo interiore tra abusi e conciliazioni.
ecc. ecc. ecc.

Un saluto ed un abbraccio

P.S( Lou, Jack, Lalu, Alessandro, non mollate amici!)

Carlino ha detto...

Caro Jack Bestione, parlare a nome di tutti non è mai esatto, e non lo è soprattutto qui ed ora perchè, per dire, a me il racconto non è piaciuto. Gli elogi a questo scritto, tra l’altro, mi sembrano cavalcare un entusiasmo ingiustificato, e il tentativo di delegittimare le libere critiche rivela l’origine di tale confusa eccitazione: trattasi di squadrismo paraletterario di una claque chiusa nella propria autoreferenzialità, incapace di misurarsi con le più varie e corrosive opinioni, opinioni originali a cui il giudice, da sempre, ci ha abituati.