Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

sabato 10 novembre 2007

L'uomo sul trampolino (seconda parte)

di Tobia Deruna
Di colpo l’uomo sul trampolino si ridesta. Quanto tempo è passato? Perché lo ha lasciato passare? Quanti minuti, ore, forse giorni sono passati?
L’uomo sul trampolino non sa dirlo.
Non sa dire quanto tempo abbia perso lassù nell’inazione più completa.
Perché si è compiaciuto nel rimandare e rimandare quel salto fondamentale? Perché ha deciso di non affrontare l’emozione di quella prova ed ha atteso tanto?
L’uomo sul trampolino non sa darsi una risposta. Sa solo che ora non può più rimandare il fatidico momento.
Sa che ora dovrà vincere la sua paura, la sua emozione e librarsi leggero nel vuoto, fuggendo da quella torre d’avorio in cui è rimasto rinchiuso minuti, forse ore, forse giorni. Dovrà rompere quella bolla di cristallo che lo ha tenuto prigioniero tanto tempo.
L’uomo sul trampolino si dispone al salto. Il suo corpo ora è di nuovo teso. Il suo cuore ha ripreso a battere in maniera concitata. I suoi muscoli sono di nuovo tutti contratti.
L’uomo sul trampolino pensa che dovrebbe trovare la forza di saltare così, semplicemente, senza pensarci. Uno, due, tre e spiccare il volo.
L’uomo sul trampolino incomincia a contare dentro di sé. Uno…Due…Due e un quarto…Due e mezzo…Due e tre quarti…T…
E invece no, ancora quell’incertezza, ancora quella tensione, quel pensiero fisso e terribile del vuoto.
L’uomo sul trampolino non riesce. Sente di non riuscire. Di non potere riuscire.
Eppure sa che deve riuscire, non può non riuscire.
Non ha altra possibilità che riuscire.
Ma come?
L’uomo sul trampolino si guarda ancora attorno, lento. I suoi occhi ruotano nello spazio circostante. Guardano in alto, in basso, di lato. I suoi piedi si muovono lenti verso la punta del trampolino.
E d’improvviso l’uomo sul trampolino si accorge di una cosa strana. Gli sembra che l’altezza del trampolino, mentre era assorto, mentre lasciava passare senza fretta i minuti, le ore, i giorni sia aumentata, raddoppiata, moltiplicata.
Gli sembra che i volti degli spettatori rivolti laggiù verso di lui si siano fatti lontani, lontanissimi, irraggiungibili.
Gli sembra che l’acqua della vasca sia mille volte più lontana di prima.
Il rettangolo della piscina pare diventato più piccolo laggiù.
Ma l’uomo sul trampolino ora non vuole pensarci. L’ansia di un attimo fa si è allentata. Il suo respiro si è fatto più regolare. I suoi muscoli sono più distesi. Le gocce di sudore che imperlavano la sua fronte se ne sono andate con l’aria.
L’uomo sul trampolino ora è di nuovo, all’inizio del trampolino con lo sguardo perso nel vuoto.
(continua...)

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