Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

lunedì 5 novembre 2007

L'uomo sul trampolino (prima parte)

di Tobia Deruna

L’uomo sul trampolino.
L’uomo sul trampolino è appena salito sul trampolino. Ha percorso lento l’asse flessibile sino alla punta. Sotto di lui l’acqua pulita e immobile della piscina.
L’uomo sul trampolino è fermo. Là, sulla punta del trampolino. L’uomo sul trampolino è al suo primo vero tuffo e si sente piuttosto teso. Ogni suo muscolo è contratto. Sotto di lui vede l’enorme pubblico silenzioso, in attesa.
L’uomo sul trampolino si guarda intorno. Il suo respiro è lievemente affannato. Forse l’uomo sul trampolino ha un po’ paura.
Oppure non ha paura, ha solo poco coraggio. Il che forse è la stessa cosa, ma in ogni caso l’uomo sul trampolino non saprebbe dargli un nome..
L’uomo sul trampolino si guarda nuovamente intorno. Guarda la vasca in basso, guarda gli spettatori, piccoli puntini a testa in su.
L’uomo sul trampolino sa che deve buttarsi, ma vuole aspettare ancora un secondo. Gli occhi degli spettatori in basso sono rivolti tutti verso di lui. Ma l’uomo sul trampolino la in alto è ancora fermo. Il suo volto è indecifrabile. Il suo corpo è flesso come quello di un atleta antico. I suoi occhi roteano lenti tutt’intorno, come a studiare ogni angolo della minuscola asse che lo sorregge.
Perché è salito fin lassù? - si chiede forse l’uomo sul trampolino. Cosa l’ha spinto ad arrivare là in alto? L’uomo sul trampolino non sa darsi una risposta. Tutto ciò che sa è che ormai non può più tornare indietro. Sa che l’unico modo per scender da lassù è librandosi, gettandosi nell’aria lieve che accarezza la sua pelle, che sibila sotto il lieve frusciare dell’asse flessibile.
L’uomo sul trampolino guarda di nuovo davanti a se. Vede il vuoto. Il vuoto carico di tante minuscole particelle d’aria, molecole d’ossigeno invisibili, impalpabili eppure sempre presenti.
L’uomo sul trampolino pensa che dovrebbe prendere una rincorsa. Dovrebbe ritornare indietro, ritrovare la convinzione e ripartire. Ma l’uomo sul trampolino non riesce a fare neppure quello. I suoi occhi sono persi nel vuoto davanti a sé e si muovono lentissimi come a misurare i contorni di quel microcosmo che lo contiene.
Ora però il respiro dell’uomo sul trampolino si è fatto più tranquillo. L’uomo sul trampolino esamina e riesamina lunghezza, forma e consistenza di quel pezzo di legno sospeso nel vuoto che lo isola dal resto del mondo.
Il suo corpo ora è più bilanciato. L’uomo sul trampolino sta rifiatando.
I suoi piedi incominciano a muoversi piano in senso inverso, verso l’inizio del trampolino.
La tensione di prima si è allentata.
L’uomo sul trampolino lentamente torna all’inizio del trampolino, là dove il trampolino si congiunge alla scaletta. I suoi occhi si muovono ancora lenti a misurare lo spazio intorno a sé.
L’uomo sul trampolino sembra non avere più fretta.
La concitazione di prima sembra sparita. Il pubblico dal basso rimane in silenzio e osserva l’atleta che arretra.
L’uomo sul trampolino lasciare passare i secondi, forse i minuti, forse le ore. L’uomo sul trampolino ora è lì fermo, all’inizio del trampolino. Forse non si rende conto del tempo che passa. O forse semplicemente non riesce a quantificarlo. Forse minuti, forse ore, forse giorni.
L’uomo sul trampolino sa che deve buttarsi, ma crede che non sia ancora il momento.
O forse s’illude semplicemente che i minuti, le ore e i giorni, che il tempo potrà scacciare la sua paura di librarsi nel vuoto.
L’uomo sul trampolino sembra non avere più fretta. Il suo sguardo è perso nel vuoto.
Solo il ronzare dei moscerini incrina il silenzio. Solo l’aria tiepida muove leggera i capelli dell’atleta.
L’uomo sul trampolino aspetta…

(continua...)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma che palle sto blog, non commenta mai nessuno!