Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

mercoledì 12 dicembre 2007

La compassione di Cristina - ultima parte

di Nepomuceno Sadda

Poi un giorno quando credevo che, insomma, sì, credevo che l'avrei baciata da un momento all'altro...un giorno mi disse “Sai, questo weekend mi sono trovata un ragazzo!”. Se ci fosse stato silenzio nell'aula avreste sentito il rumore, crack, del mio cuore che si spezzava.
Ma non mi persi d'animo, non morì la mia speranza. Continuai a vederla, cominciammo ad uscire la sera, al cinema, il suo ragazzo non c'era e io fingevo che lei fosse mia soltanto.

Venne l'estate e ci separammo, lei in Spagna, io a rincorrere i miei stupidi sogni in giro per l'Italia. Le scrissi tre cartoline, lei solo una. Mi bastò. Torno l'autunno, ripresero i corsi. Ci rivedemmo, ricominciò la nostra routine. Ma qualcosa era cambiato. Mi abbracciava, mi telefonava spesso, mi chiedeva di andare al cinema, a teatro. Venni a sapere che aveva lasciato il suo ragazzo. La speranza che in quei mesi aveva atteso sottocenere ora ardeva vivida e vigorosa.

E poi capitò che la baciai, un pomeriggio che eravamo saliti tra le guglie del Duomo..ma poi forse mi confondo…l’avevo baciata mille altre volte: sulla spiaggia, sotto i portici, seduti al parco, davanti alla porta dell’aula, sulla ruota panoramica, sulle scale di casa sua, sul balcone di casa mia, sull’altalena, dietro la siepe, sul treno, in auto, nel prato… l’avevo baciata fin dal primo giorno, proprio lì, tra gli scaffali della biblioteca e l’avevo baciata ogni notte per più di trecento notti.
Una sera, mentre passeggiavamo sul lungolago, mi prese a braccetto e si confidò: “Hai atteso per tanto tempo, mi sei sempre stato accanto, ho capito che avresti fatto qualunque cosa per me…ti vedevo solo, triste a volte, sfiduciato e mi facevi così pena…poi, ricordi questa estate? Per due mesi non ci siamo visti…e ho compreso quanto fossi importante per me…”.
La baciai di nuovo, con forza, profondamente, stringendola per le spalle e inarcandole la schiena, con una irruenza che non mi conoscevo.

Fu durante la notte che capii. Compresi le ragioni del mio impeto: non era amore ma rabbia. Non ardore né sfrenata passione ma il manifestarsi di una lacerante consapevolezza. Ripensai alle sue parole, e mi facevi così pena, le giravo e rigiravo nella testa, ho capito che avresti fatto qualunque cosa per me…ecco il punto, l’improvvisa, inopinata verità dei fatti: l’avevo presa per sfinimento, per compassione.
Quella notte smisi di amarla.
Fine

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