Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

domenica 4 gennaio 2009

Apocalisse secca - prima parte

di Norberto Giffuri

"Pronto."
"Ciao Anna."
"Ciao."
"Tutto ok?"
"Tutto ok."
"Quindi l'acqua da te c'è?"
"No, non c'è...da una mezz'ora."
"Quindi non va tutto bene."
"Beh, presumevo tu fossi interessato alle mie condizioni fisiche e psicologiche e non allo stato del sistema di approvvigionamento idrico"
"Mi piace come parli."
"Che dici?"
"Mi piace il tuo fraseggiare..."
"Mmh?"
"Hai usato l'espressione approvvigionamento idrico...l'ho trovato demodé ma efficace, piacevole."
"Grazie."
"Allora niente acqua."
"Confermo: niente acqua."
"Ti saluto, notte."
"Notte."

Appoggiò il telefono cellulare sul comodino e si sedette sul bordo del letto. Slacciò i polsini della camicia, lentamente, assaporando il silenzio. Smessi i pantaloni eleganti optò per un pigiama grigio, tanto informe quanto comodo. L'orologio segnava le ventidue e cinque minuti. S'alzò e trascinandosi sulle ciabatte entrò nel piccolo bagno. Girò il miscelatore della doccia, fosse mai che...no, niente acqua. Doveva essere in aeroporto per le sette dove avrebbe accolto un fornitore, un signore orientale ricco e influente. Aveva disperato bisogno di una doccia...e poi doveva radersi, come radersi senza risciacquo? All'appuntamento si sarebbe presentato con una mise impeccabile. Avrebbe indossato il suo completo grigio fumo di Londra, i gemelli d'argento, le scarpe di cuoio che gli erano costate metà stipendio. Sarebbe tornata l'acqua prima dell'alba? Era spossato e si sentiva la pelle sfibrata dopo una giornata trascorsa in azienda a saltare da una riunione all'altra. Prese lo spazzolino e si diresse in cucina. Si lavò i denti usando l'acqua minerale. L'ultima bottiglia, accidenti. Avesse avuto una confezione da sei avrebbe potuto almeno lavarsi i capelli. Ricordò di quanto sua madre, tanti anni prima, lo aveva aiutato a lavarsi il capo prima di un esame all'università. Mancava l'acqua, come quel giorno. Sua madre aveva intiepidito sui fornelli quel poco di acqua che era stato possibile recuperare dal rubinetto della cantina. Poi l'aveva aiutato versandola delicatamente sui suoi capelli mentre lui se li insaponava...

Tornò in camera e si sdraiò sul letto. Puntò la sveglia per le cinque. L'acqua sarebbe tornata di sicuro. Qualcuno doveva aver segnalato il guasto o l'avrebbe presto fatto. E se? No dai, impossibile che...certo che se tutti avessero fatto il suo medesimo ragionamento...beh, poteva chiamare lui, dopotutto una segnalazione in più poteva servire ad accelerare la pratica. Ma chi chiamare? Il municipio? A quell’ora? Poco probabile che qualcuno rispondesse. Non c'era un numero di pronto intervento o qualcosa del genere? Corse a prendere il prontuario che ogni anno un solerte messo comunale recapitava nella sua casella postale. Ultima pagina, informazioni utili: servizio approvvigionamento idrico -pensò ad Anna, sorridendo-: numero verde attivo il giovedì dalle 9:30 alle 12:30. Ecco.
Tornò a letto. Spense la luce. Ascoltò il mormorio sommesso della città. Inquieto, si rigirò più volte nelle coperte. Il collo gli doleva, un colpo d'aria forse. Sistemò il cuscino in diagonale alla ricerca di una posizione comoda. Ci sarebbe stata l'acqua, sarebbe andato tutto bene. Finì che si addormentò.
(continua...)

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