Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

sabato 24 gennaio 2009

Vincenzo Latronico - Ginnastica e rivoluzione

di R. Castoro


Che sarà anche banale questo Ginnastica e Rivoluzione di Vincenzo Latronico, però è di una banalità che ci piace. Intendiamoci: i misteri ritmati che legano la mente di uno scrittore, i suoi personaggi, l’intreccio, l’esordiente di 24 anni non li ha capiti e si legge chiaramente; ma questa è roba da autori consumati o da geni. Invece Vincenzo, che se vi capita di crogiolarvi per i chiostri dell’università statale di Milano magari lo incrociate Manifesto in tasca e Luky Strike in bocca, Vincenzo, dicevamo, ha solo tanta voglia di scrivere a proposito dell’inutilità della sua generazione. E lo fa con una ironia giusta – va bene, a volte fuori bersaglio – e con un pessimismo circostanziato. Anno 2000. Un gruppuscolo di ventenni autonomi – secondo il gergo di questura e mass media che poi, mimetizzato, è lo stesso degli autonomi – vive a Parigi, fra manifestazioni e controinformazione, feste, problemi e amore che forse non è amore (o non-amore che forse è amore, per usare ancora un codice calzante, quello situazionista). I giorni di Genova 2001, nell’immaginario e nelle vite dei ragazzi, avranno un impatto dirompente. Dunque, questa banalità ci piace. Se Giordano e i suoi numeri hanno spolverato ovvietà diluite e generalizzate, Latronico e i suoi ginnasti focalizzano l’attenzione su un tema specifico. A volte, indovinando i concetti. La politica, in sostanza, si macchia di quotidianità e un disagio apparentemente bisognoso di una palingenesi viene declinato in maniera intima. C’è chi crede che il libro sia una cosa che debba "far emergere": in tal senso Latronico è bravo, pur nelle lacune, a restituire un’età molto confusa ma meditata, inquietantemente consapevole dei suoi limiti. Se nel ’68 non restavano nient’altro che le illusioni, oggi non sopravvivono neppure quelle.


Ma è così che facciamo le cose, tutti noi, ci crediamo troppo poco per sacrificarci davvero e allora ci limitiamo a quella chiave molto minore del sacrificio che è la scontentezza, la lamentela, la protesta.


La storia procede con eventi che odorano molto di escamotage. Del romanzo, resta un clima tutto sommato sincero. E, forse, non è poco.


Vincenzo Latronico, Ginnastica e rivoluzione, Bompiani, Milano, 2008, p. 308, euro 16,50.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sarebbe interessante scoprire cosa siano "i misteri ritmati che legano la mente di uno scrittore" di cui ci parla questo orfico recensore, il quale sembra, tra l'altro, esserne illuminato depositario, annoverandosi così fra i geni e gli autori consumati.
marco