Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

venerdì 16 marzo 2007

Io ero un ipocondriaco (seconda parte)

di Ezechiele Lupo

La sera stessa torno dal papà della mia ragazza e gli mostro le analisi. In tutta questa storia, in quel momento, fu l’unica volta che vidi un medico in silenzio, a pensare. Mi fece anche una piccola visita, sempre in silenzio. Poi disse: “C’è qualcosa che non va, un’infezione, ma queste analisi non ci dicono nulla. La medicina non è una scienza esatta: magari il fegato è in disordine per qualcosa che hai mangiato, o magari no. Ora non possiamo saperlo.” Aggiunge che, a questo punto, è inutile che io assuma il Ketoprofene. Prendo appuntamento col mio medico per fargli vedere le analisi, lo ottengo quattro giorni dopo. Intanto i sintomi non accennano a diminuire, anzi: ogni giorno sono più stanco e spossato, ho sempre due, tre linee di febbre, fastidi alle articolazioni soprattutto la mattina, e quella ghiandola sotto la mandibola che diventa sempre più grossa e dolorosa. Il giorno in cui il medico mi visita le dimensioni della ghiandola, o almeno così io la chiamavo, erano pressappoco quelle di un’albicocca: era ben visibile, dovevo nasconderla con la sciarpa. Dopo la visita si pronuncia: “Sento che c’è una sofferenza del fegato, io penso che tu abbia un’epatite.” Ma per sicurezza mi prescrive ancora delle analisi, e mentre le stampa, mi viene in mente un racconto della mia ragazza: il figlio di un collega del padre, fu ricoverato in ospedale perché presentava una tumefazione delle dimensioni di una palla da tennis sotto la mandibola; dopo le analisi scoprirono che era un linfonodo ingrossato, e poteva trattarsi di mononucleosi. Così provai ad azzardare una richiesta: “Può farmi fare il test per la mononucleosi?” Il dottore mi guarda muto, ma si vede che non sta pensando, o forse si chiede come abbia osato mettere il naso nella diagnostica ippocratea. Dopo un quarto d’ora di spiegazioni sul perché era impossibile che io avessi la mononucleosi, si convince, e mi prescrive il mono-test. Mi dice di tornare in ogni caso due giorni dopo, perché vuole controllare quel bozzo sotto la mandibola. In due giorni la tumefazione cresce e sembra una piccola pesca. Ma quando torno da lui, più che stare attento alla piccola pesca, mi raccomanda di insistere affinché il centro prelievi lo chiami non appena si fosse saputo qualcosa delle analisi, così da intervenire immediatamente nel caso di risultati imprevisti. La richiesta mi sembrò sospetta, e mi impuntai per sapere cosa presumeva di trovare di imprevisto. Allora quello confessò: “No niente. Ho pensato anche ad una forma di leucemia, ma… insomma vediamo, non stare a preoccuparti, sono io il medico!” Vado a fare ancora le analisi, e con mio grande disappunto mi comunicano che per l’esito ci sarebbe voluta più di una settimana. Dovevamo aspettare. Intanto la sera comincio a sentire un fastidio intenso nella deglutizione. Il giorno seguente non posso più deglutire nulla: ho le tonsille completamente coperte di placche. Ho difficoltà persino ad ingoiare la mia stessa saliva. Chiamo il medico di sopra e gli spiego tutte le cose successe dopo la sua ultima visita. Mi guarda la gola, e stavolta decide di farmi una visita totale: mi fa spogliare, sdraiare, mi ausculta, ma soprattutto mi tasta il collo, le spalle, sotto le ascelle, l’inguine, sotto la mandibola dove c’era la piccola pesca. Insomma in tutti i punti dove poteva determinare il rigonfiamento e la sofferenza di linfonodi. Mi fa rivestire e ci mettiamo seduti al tavolo nel salotto. Comincia a parlare: “Il dolore al collo che senti è dovuto al rigonfiamento dei linfonodi, come quello decisamente più dilatato e visibile che hai sotto la mandibola. Il fegato e milza sono ingrossati, e le analisi sono sballate a causa di un virus, che è motivo di tutti gli altri sintomi, come la febbriciattola, la stanchezza, i dolori articolari. Io credo che questo virus sia la mononucleosi. Malattia autoimmune che passa da sola senza lasciare conseguenze. Dati i due mesi e più di malattia, il tuo organismo ora è debilitato e alla mononucleosi si è aggiunta una tonsillite batterica molto importante, proprio perché ha trovato terreno fertile: per questa prendi un antibiotico, l’Augmentin per sette giorni. Poi quando saprai il risultato delle analisi, che saranno sicuramente positive alla mononucleosi, non dovrai fare altro che attendere di sviluppare gli anticorpi E tutto sarà finito.” Dopo due giorni di digiuno forzato, a causa di dolori lancinanti alla gola, riesco a magiare qualcosa, e noto che la piccola pesca sotto la mia mandibola si sta sgonfiando piano piano. Guarito completamente dalla tonsillite, ritiro le analisi: il fegato è sempre in disordine come linfociti e neutrofili, ma il mono-test è positivo. Ho la mononucleosi. Dopo pochi giorni la febbre mi passa, il linfonodo si sgonfia, spossatezza e dolori spariscono. Rimane ancora un generale senso di debolezza e la perdita di otto chili, ma i medici dicono sia normale. A Natale sto bene. Agli inizi di febbraio ripeto le analisi di controllo per vedere se i valori sono tornati a posto e, ovviamente, lo sono. Il medico del piano di sopra mi ha detto di non fare più le analisi, perché non ce n’è bisogno. Sono passato per: postumi di un intervento dentario, influenza, reumatite, epatite, leucemia, prima di scoprire di avere una banalissima mononucleosi.
Io ero un ipocondriaco. Ma per colpa mia?
Fine

1 commento:

Anonimo ha detto...

Carissimo Ezechiele, ricordo perfettamente il tuo travaglio, il tuo sgomento e la tua paura...! mi colpisce il "finale" del tuo accorato racconto, quando dici:"ero ipocondriaco per colpa mia?" Ebbene, Ezechiele, sappi che la malattia è un disagio dell'anima (o psiche per i positivisti) e quello che ti successe dimostrava chiaramente un tuo "momento-no" qualcosa che ti diceva che avevi tirato troppo la corda ed era giunto il momento di "meditare" da SOLO sul da farsi... Tu conosci il Dottor Bach, del quale mi piace parafrasare quanto segue: "La malattia di per sè non è una disgrazia, ma ci indica che ci stiamo discostando troppo dal percorso che necessariamente dobbiamo percorrere..."
Per le prossime volte non disperare, ma coraggiosamente...medita!
Zio Boris