Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

giovedì 22 marzo 2007

Memorie di vetro

di Sebastièn de Stermarie

Ehi.. giochiamo che ti copri la gamba di sassolini di mare, pescati in spiaggia a mano aperta, e vediamo chi trova più vetrini? Che ora ti bacio e sentirai la mia barba ovunque sarai, a distanza di tempo, di vento, di emozioni? Ricordi I vetrini?.. quelli gialli, intrisi dei raggi d’oro liquido che bagnavano quel giorno.. o gli smeraldi, o quelli viola, che non ho cambiato idea, ancora non credo esistano, erano solo una leggenda di quei tempi sospesi nella tiepida noia.. scaglie di mare iridescenti, piccoli tesori trasparenti di cui dimenticarsi all’ombra degli ultimi baci in fiore, preziose ancore dell’ingenuità, il nostalgico tentativo di colorare di felicità infantile le labbra un po’ screpolate, come allora..
Giochiamo che I sassi ti coprono solo le pieghe dei jeans disegnate dal tuo stare seduta scomposta, e che, alzandoti, disegnino cascate sinuose e fruscianti, in fretta, chè vuoi sfiorare l’acqua, e sentirla gelida..
Giochiamo che le sfumature rabbiose della risacca ci ricordano lo scrosciare del cielo, il faro danza a cercare aerei da abbattere, giochiamo che ora ti desti, con la tua mano nervosa spolveri ciò che rimane della ghiaia che riposava sulle tue gambe e mi raggiungi. Facciamo che dal bocciolo della tua pelle rosa non siano fiorite pietre, e che questa non sia la mia ultima lacrima, riemersa nello specchio che riconosce me, ma dimentica rapido una data spenta.

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