Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

martedì 27 marzo 2007

Jonathan Safran Foer - Molte forte, incredibilmente vicino

di Norberto Giffuri


Ogni cosa è illuminata dalla luce del passato” sostiene Jonathan Safran Foer - wikipedia ci dice di lui: è uno scrittore nato nel 1977 a Washington, che ora vive a Brooklyn, New York con la moglie, la scrittrice Nicole Krauss (e il loro cane, George). – nel suo romanzo d’esordio, intitolato guardacaso Everythingh is Illuminated, gioiellino della narrativa ad incastro -anche detta narrativa a scatole cinesi-.
E lo ribadisce con Molte forte, incredibilmente vicino, la sua seconda fatica editoriale, uscita in Italia nel 2006 ed edita dalla Guanda, tutta incentrata sul tema del ricordo, del passato che riaffiora e trasuda da ogni oggetto e da ogni volto.
L’oggetto nel particolare è una chiave. Il volto invece è quello paterno.
La trama? Presto detto; Oskar Schell, ragazzino newyorkese superintelligente trova la suddetta chiave in una busta, infilata in una vaso accatastato tra le cianfrusaglie del defunto padre, vittima dell’attentato alle Torri Gemelle dell’Undici Settembre. Sulla busta compare una sola parola: “black”. Oskar è ambizioso e volenteroso: decide di visitare le case di tutti i Black della città, dal primo all'ultimo dell'elenco telefonico, alla ricerca della serratura per la sua chiave. Nella sua peregrinazione urbana Oskar incontra bizzarri personaggi in una Grande Mela che cerca di scuotersi di dosso la polvere delle torri collassate. Safran Foer innesta nel filo narrativo principale il ricordo del bombardamento di Dresda (drammaticamente vissuto dai nonni di Oskar) costruendo un ideale parallelo tra Seconda Guerra Mondiale e 11 Settembre -il dolore, la morte, la tragedia hanno nomi e tempi diversi ma uguale sostanza-.
Un ragazzino sognatore -Oskar- alla ricerca della figura paterna. Detto così potrebbe sembrare la solita solfa, già vista, già sentita. Ringraziamo Safran Foer: non lo è. Il giovane scrittore sperimenta un complesso montaggio narrativo che, seppure con il limite di confondere le idee al lettore -la non linearità richiede uno sforzo intellettivo intenso per ricomporre la trama- ha il pregio di vivacizzare la macchina testuale. A voler a tutti i costi cercare di inquadrare il romanzo diciamo che esso si risolve in una narrazione principale condita con una serie di flashback che portano alla costruzione di una trama di rivelazione -di capitolo in capitolo si ricompone il puzzle-. Ma così facendo rischio di far torto al libro.
E commetterei certo un torto negando un plauso alla lingua scelta da Safran Foer: moderna, fluida, efficace. Una commistione riuscita tra la prosa schietta del romanzo americano degli anni '90 e la lingua del web. Un romanzo che vuol essere multimediale: il testo è accompagnato da fotografie che non figurano come mero elemento accessorio...sono parte integrante del meccanismo, anticipano e sottolineano gli elementi chiave della storia.
Concludo con un piccola critica. Molte forte, incredibilmente vicino pecca a volte di patetismo, cerca con ogni mezzo di suscitare la commozione del lettore. Il messaggio che passa tra le righe è chiaro: siamo una generazione che ha maledettamente bisogno di piangersi addosso.

Jonathan Safran Foer, Molte forte, incredibilmente vicino, Guanda, Parma, 2005, pp. 351, euro 16,50.

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