Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

sabato 31 gennaio 2009

Botta e risposta tra Norberto Giffuri e Massimo Coppola: Andarsene si può? Forse si deve?

C­aro signor Coppola,

Io avevo vent'anni. Poi mi sono distratto ed eccomi adagiato nella maturità più dolente. Ripeness is all? Può darsi, ma nel mio caso il giaciglio della consapevolezza è trapuntato con cocci di bottiglia. Capirà signor Coppola che ho scelto il periodo più nefasto degli ultimi cento anni per diventar uomo adulto e il luogo forse meno opportuno: gli anni della crisi della finanza creativa e questa Italia tramortita da una classe politica da circo Togni.
Mi rivolgo a Lei, dottore, perché nei suoi programmi televisivi ha più volte dato prova di grande sensibilità. Apprezzo il suo lucido sguardo sulle cose del mondo e il suo modo di fare televisione. Apprezzo la verbosità dei suoi interventi, l'acutezza delle sue osservazioni. Apprezzo i suoi tempi televisivi, differenti da quelli del palinsesto canonico, più dilatati e intensi. Apprezzo il suo bisogno di conoscere e di far conoscere.
Per questo mi permetto di scriverLe e mi perdoni se queste mie parole giungono a turbarLe un periodo di quiete o a corroborare un malessere.
Le vorrei raccontare un episodio. Mi trovavo ieri sera a smaltire una scialba giornata di lavoro in uno di quei templi milanesi dell'aperitivo nei quali i fedeli venerano il dio Mojito (credo sia un culto atzeco o qualcosa del genere). Tra una chiacchierata e una bevuta intravedo nella folla un volto che da anni avevo perduto. Era Chiara, sulla quale non mi dilungo: forse l'ho amata ma sono cose di altri tempi. La saluto, lei mi sorride e mi racconta della sua vita. E d'un tratto mi dice che se ne andrà in Australia, a febbraio, a raccogliere la frutta e poi chissà. Mi confida che non ha più la forza di lottare per il nostro Belpaese, che oramai è convinta che sia meglio gettar l'ancora, salpare e approdare in porti più fecondi, piuttosto che rimanere a dissiparsi in questa nazione senza idee e senza stimoli.
Tornando a casa dopo l'aperitivo mi sentivo turbato più per le parole che per il fortuito e fortunoso incontro. E se Chiara avesse ragione?
Insomma, le chiedo: Lei se la sentirebbe di elogiare la fuga?
Finora ho sopportato gli scorni (ebbene sì, vergogna) dell'essere italiano in Italia nel Ventunesimo Secolo...ma il fardello si fa sempre più pesante.
Parafrasando liberamente Hemingway: l'Italia è un buon posto e vale la pena battersi per essa?

Con stima,

Norberto Giffuri


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Ah caro Norberto,

lei corrobora un malessere, corrobora – con quel nome da esule poi! Il dilemma tra restare per cambiare le cose o andare dove (forse) le nostre (presunte) qualità siano più apprezzate mi ha accompagnato fin dall’inizio della mia attività lavorativa – praticamente coincisa con la “discesa in campo” di Berlusconi, caso volle. In quasi quindici anni numerose sono state le discussioni con gli amici che se ne erano andati; chi economista a Londra, chi curatore a Berlino, chi drogato semplice nell’Atlante marocchino. Io ho sempre difeso la mia scelta di restare, per cambiare le cose senza svendersi, per cercare un ricambio generazionale indipendente. Ma il fallimento è stato totale – ce la si è messa tutta ma i luoghi di cultura di massa sono rimasti blindati per la nostra generazione. L’inerzia della classe politica (pro o contro, tutti uguali da questo punto di vista), lo sfascio totale e irreversibile della cultura pop e non-pop (e l’offesa di un Marzullo responsabile dei programmi su libri, cinema e teatro su Raiuno continua sempre a sembrarmi degna di una rivoluzione) e insomma l’assenza fisica di uno spazio da occupare mi hanno fatto cambiare idea. Amaramente, avevano ragione quelli che se ne erano andati e faremmo bene ad andarcene pure noi – non saprei se proprio a raccogliere la frutta in Australia, ma andarsene si può, oggi, senza sensi di colpa.

Massimo Coppola


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Bio e info


Massimo Coppola, (6 giugno 1972)

E’ giornalista, laureato in filosofia, conduttore e autore televisivo, regista documentarista, nonché, dal 2004, editore. Dirige ISBN Edizioni, casa editrice del gruppo Il Saggiatore. Tra gli autori contemporanei pubblicati da Coppola ci sono: David Ohle, Tom McCarthy, Feridun Zaimoglu, ma anche Luciano Bianciardi e Stanley Kubrik. ISBN ha riscosso un discreto successo con il saggio I Simpson e la filosofia di William Irwin, Mark T. Conrad, Aeon J. Skoble, del 2005. Nel 2008 esce il secondo volume de l’Antimeridiano
che completa, con il primo volume del 2005, l’opera omnia di Luciano Bianciardi.
Massimo Coppola cura una rubrica di lettere su “Rolling Stone”: è da lì che ha risposto a Norberto Giffuri.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Cosa avrà mai il Coppola contro l'andare a raccogliere la frutta in Australia?
E' troppo poco elitario per lui?
cyd

Anonimo ha detto...

siete solo una manica di comunisti anticapitalisti, in primis il signor Giffuri, il quale ha tutta la mia stima per il suo estro nel far uscire dalla sua penna delle parole che messe insieme formano un qualcosa di piacevole da leggere. Non posso certo apprezzarlo invece per il suo palesare idee utopistiche e anacronistiche. mi piacerebbe ricevere una risposta dal suddetto Signor.

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

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