Il giudice sul mulo Periodico perenne di linguaggi letterari.

mercoledì 14 marzo 2007

Io ero un ipocondriaco - (prima parte)

di Ezechiele Lupo

Verso la fine di agosto scopro, guardandomi allo specchio della stanza di una pensione, in una località anni cinquanta della riviera romagnola, un buchino nel quarto incisivo a destra appena sotto la gengiva. In settembre, non ravvisando miglioramenti, ma anzi, cominciando a sentire fastidio nel contatto con una bevanda fredda o calda, fisso un appuntamento dalla dentista. Sono i primi di ottobre quando mi riceve. Alla fine dell’ intervento di otturazione, mi dice che c’è la possibilità che il nervo mi possa far male. E aggiunge: “Prendi due Aulin, uno ora, uno stasera per dormire, perché ti farà male. Domani ancora, ma dopodomani cerchi di non prenderli, perché devi sentire se il tipo di dolore è da nervo o da gengiva.” Le chiedo come potessi mai riconoscere la differenza tra i due dolori, e lei mi rassicura, dicendomi che se sento fitte pulsanti è il nervo, se sento fitte brucianti è la gengiva. Dopo aver avuto questi strumenti per valutare il mio quadro clinico, saluto e me ne vado a casa. Nel tardo pomeriggio, appena passato l’effetto dell’Aulin, non è il dente a dolermi, ma il collo e la testa. Il terzo giorno non assumo medicinali e noto che mal di collo e testa vanno e vengono per tutta la giornata. Passo un paio di giorni con dolori intermittenti, ai quali si aggiunge, nel pomeriggio, una strana spossatezza che, verso sera, sparisce. Decido di chiamare la dentista, pensando che questi sintomi potessero in qualche modo riguardare l’intervento. Lei mi dice: “Non è niente, ma magari ti si è infiammata la zona per la posizione del collo durante la visita. Capita sai…” Ignoro i fastidi, e continuo a condurre una vita regolare. Dopo pochi giorni accuso altri sintomi: la mattina faccio molta fatica a svegliarmi per una grande stanchezza, e ho per tutto il giorno dolori alle articolazioni, soprattutto dell’anca e delle spalle. Poi un giorno mi sento peggio del solito. A metà pomeriggio mi misuro la febbre e scopro di avere qualche linea. Chiamo un medico che abita sopra di me, un amico, che mi guarda la gola, e dice: “Ti sei beccato un po’ di influenza: prendi l’Aspirina, stai al caldo e ti passa tutto.” Faccio come mi consiglia lui, persona fidata e competente. Sto al caldo tre o quattro giorni senza uscire di casa, prendo l’Aspirina, ma né i dolori alle ossa, né al collo, né la stanchezza generale, né la febbriciattola se ne vanno, anzi toccandomi la ghiandola destra sotto la mandibola, la trovo leggermente gonfia e dolente. Decido di andare dal mio medico curante, il quale mi riceve tre giorni dopo e visitandomi, mi comunica: “Tutti i tuoi sintomi riconducono ad una patologia precisa. Hai una reumatite.” La reumatite, o artrite reumatica è una malattia degenerativa cronica del sangue; si contrae trascurando un’infezione, ad esempio una faringite: il batterio entra nel sangue e va in circolo. Causa dolore alle articolazioni, (perché l’organismo matura degli anticorpi che rimangono per sempre nel sangue, consumando molto lentamente le cartilagini) stanchezza e febbriciattole cicliche. In certi casi, se non diagnosticata in tempo, può portare alla cardite, un’infiammazione del pericardio, o a problemi, temporanei, ma recidivi, del sistema nervoso, tra cui la cosiddetta Corea, o Ballo di San Vito, patologia che si manifesta con movimenti incontrollati di braccia, gambe e muscoli del viso. Queste informazioni le trovai su internet appena tornato a casa. Ma il medico mi rassicurò sostenendo che la fase acuta stesse passando. Tuttavia mi diede del Ketoprofene, una compressa prima di cena, per il dolore alle ossa e, escludendo qualsiasi complicazione cardiaca, mi disse di fare un'ecografia al cuore, così per scrupolo, con delle analisi del sangue e il test per la reumatite. La sera chiedo al papà della mia ragazza, un medico, cosa ne pensasse della diagnosi del mio: “E’ una diagnosi compatibile con i tuoi sintomi. Viste anche le analisi che il collega ti farà fare. Ma comunque non ti preoccupare, se la reumatite è stata sviluppata per contrastare un comune stafilococco, ti basterà prendere un antibiotico a largo spettro per debellare il batterio, e le manifestazione della reumatite saranno talmente rare, che te ne dimenticherai. Se vi fosse stafilococco-beta, invece, la terapia sono punture inframuscolo di penicillina, per due, tre mesi. Ad ogni modo, starai bene, non preoccuparti.” Il giorno seguente vado a fare le analisi. Ho le risposte due giorni dopo e con mia grande sorpresa l’esame della Proteina C-Reattiva, per vedere che tipo di stafilococco ho in corpo, è negativo: non ho la reumatite. Ma in compenso alcuni valori sono sballati in maniera imbarazzante: ho più del doppio dei valori massimi consentiti nelle transaminasi del fegato, linfociti e neutrofili invertiti per numero (non va bene), la VES (sintomo di infezione) oltre il limite massimo.
(continua...)

1 commento:

fable ha detto...

ciao ! mi aggiorni su come stai ? io ho , dall'epoca in cui mi presi una terribile mononucleosi, una stanchezza quasi perenne , accentuata durante la digestione. anche le ginocchia , dall'ultima risonanza, hanno parecchi problemi (meniscopatia e riduzione della cartilagine). E per anni ho avuto uno streptococco beta emolitico non curato (poi ho fatto una puntura di penicillina)...